Omosessualità: deficit di ragionevolezza

di Silvio Longobardi

La lobby omo avanza, conquista consensi presso l’opinione pubblica, trova sempre più una sponda favorevole nel mondo politico. Si tratta di una modifica culturale significativa che avrà non poche e negative conseguenze sulla vita sociale.

La scena mediatica è occupata dai diritti delle coppie omosessuali. Vent’anni fa la questione riguardava l’etica sociale: si chiedeva di accettare l’omosessualità come una scelta normale e alternativa. Dieci anni fa negli Usa e in Europa il problema era quello di dare un pubblico riconoscimento alle unioni omosessuali. Oggi tutto ruota attorno al diritto di accogliere, adottare figli da parte delle coppie omosessuali. Un processo culturale che in pochi anni ha completamente cambiato la scena, grazie ad una lobby omosessuale che ha trovato un’ampia ed entusiastica collaborazione nei media e nei politici, da sempre in prima linea quando si tratta di cavalcare temi che accrescono il consenso. La famiglia invece rimane relegata in un angolo. Nessuno dà voce ai problemi reali che la comunità domestica deve affrontare. Come sostenere la coniugalità dalle insidie dell’individualismo? Come sopperire al crescente disastro educativo? Quante famiglie sono lasciate sole con il peso della disabilità! Sono tragedie che non hanno più eco. Tanti bambini attendono un papà e una mamma e tanti genitori vorrebbero adottare un bimbo ma incontrano una selva di ostacoli che di fatto impediscono di realizzare questo sogno. Nel frattempo la società e la politica sembrano preoccupate di garantire alle coppie gay un regime giuridico che dia loro tutti i diritti possibili. Tutti fanno a gara per mostrare che sono alla moda: gay is beautiful. Pochi hanno il coraggio di opporsi per evitare il linciaggio mediatico. Anche all’interno della comunità ecclesiale c’è una crescente ritrosia ad affrontare queste tematiche. Non basta ribadire che non possiamo considerare le unioni omosessuali come un vero matrimonio. Questa è una connotazione giuridica. Alla Chiesa compete dare una valutazione etica e perciò dire con la massima chiarezza che l’omosessualità, comunque sia vissuta, in forma stabile oppure occasionale, contraddice la vocazione dell’uomo e rappresenta oggettivamente un male. Non sono molti quelli che dicono queste cose. Neppure tra i Vescovi.
In America, quando Obama ribadì tutto il suo appoggio per il riconoscimento delle nozze omosessuali, il cardinale Dolan, arcivescovo di New York e Presidente della Conferenza Episcopale, non ebbe timore ad affermare che la decisione non si contrapponeva soltanto alla tradizione religiosa, cattolica e non, ma calpestava la tradizione umanistica. San Gregorio Magno ammonisce che quando il Pastore tace le pecore si perdono. La dottrina cattolica insegna che è giusto opporsi all’oppressore quando viola la dignità della persona. Siamo solo all’inizio di una nuova forma di resistenza. Dobbiamo perciò mettere in conto il martirio.Deficit di diritti, ha scritto un quotidiano nazionale all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che, tirando le orecchie al Parlamento, apriva all’adozione di coppie gay dichiarando che nessuna evidenza scientifica impedisce ai figli di crescere con due papà o due mamme. No, deficit di ragionevolezza. Questa generazione pretende di cambiare la struttura stessa della vita sociale. Una nuova creazione. Questa volta affidata alle mani dell’uomo. Abbiamo più di un motivo per essere preoccupati.




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