accogliere la vita

Clandestino a bordo

(© Mopic / Shutterstock.com )

di Silvio Longobardi

Storie che accendono la speranza

Un figlio è ancora un dono per la famiglia e la società? Oggi il bambino viene visto come una minaccia sociale. Le teorie sulle conseguenze devastanti dell’innalzamento demografico – nate negli anni ’60 e puntualmente riproposte – hanno fatto vedere ogni famiglia numerosa come una minaccia per l’ecosistema: in occidente gli sposi generosi nell’accoglienza della vita sono guardati con sospetto, istruiti e redarguiti da medici che, in non pochi casi, appaiono più come zelanti funzionari dell’ufficio demografico. La strategia è perfettamente riuscita. In pochi decenni – e proprio negli stessi anni in cui aumentava in modo significativo lo standard sociale – il tasso demografico in Italia si è praticamente dimezzato. Da alcuni anni in Italia le morti superano le nascite, il bilancio demografico si mantiene attivo solo grazie alla presenza sempre più numerosa di immigrati.

Il bambino è sentito come una minaccia non solo nel contesto di una società che disperatamente difende se stessa ma anche da molte mamme, soprattutto quelle che sono costrette a portare da sole il peso e la responsabilità della gravidanza. Il figlio non diventa più un dono atteso ma un peso che schiaccia. In questi casi è facile, quasi immediato, pensare di liberarsi del problema cancellando la vita. È una tentazione antica perché l’uomo cerca istintivamente le scorciatoie. L’aborto non è certo una piaga recente ma questa scelta oggi viene difesa e promossa dalle istituzioni. Al punto che non è più presentata come una dolorosa necessità – come ad esempio può esserlo la guerra in talune circostanze – ma come un sacrosanto diritto delladonna che la legge ha il dovere di riconoscere e tutelare.

A metà degli anni ’90 Dacia Maraini, tra le sostenitrici più accanite della legge sull’aborto, ha pubblicato un libro dal titolo emblematico – Il clandestino a bordo – in cui narra l’incontro della donna con questo straordinario ospite che si trova in grembo. Non cambia idea sulla necessità di una legge che conceda alle donne la possibilità di abortire ma riconosce che il concepimento ha qualcosa di sacro, porta con sé il mistero di una nuova vita, una persona che ha qualcosa da dire e da dare. In un’intervista concessa ad Avvenire afferma: “Se c’è qualcosa che avverto oggi come un pericolo, come un nemico, è la reificazione del corpo umano, è il vedere gli esseri umani trattati come cose” (Aborto, metafisica del nulla, intervista a cura di M. Corradi, Avvenire, 11 aprile 1996, p. 17). I bambini oggi sono inquilini scomodi, clandestini che non sempre ottengono il visto di ingresso nella società. Clandestini che muoiono senza poter avere neppure un nome, una tomba, qualcuno che preghi per loro. Senza neppure il diritto di cronaca.

Nelle pagine di questo dossier vogliamo parlare di vita dalla prospettiva dei bambini. Lo facciamo raccontando storie, con quello stile che ci caratterizza intrecciando verità e carità, coraggio e dolore. Siamo il popolo della vita. “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”: così papa Francesco ha parlato ai giovani nella XXVIII Giornata mondiale della Gioventù. Un figlio è tale fin dal grembo materno.




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