la recensione

Il sapore della vittoria

di Simona Parigi

Regia: Boaz Yakin, Anno: 2000

Alexandria (Virginia) 1971: mentre il processo di integrazione razziale avviato nel sud degli States cerca a forza di metter d’accordo bianchi e neri, violenti contrasti sfociano nelle vie della città alimentando col sangue di giovani vittime l’odio tra le razze. In uno scenario così delicato, si inseriscono i protagonisti della storia; gli allenatori Herman Boone (Denzel Washington) e Bill Yoast (Will Patton). Il primo, di colore, viene chiamato dal comitato scolastico come capo allenatore della squadra di football del liceo T.C Williams High School, i “Titans”, sostituendo il precedente allenatore bianco, appunto Bill Yoast, nel programma di accorpamento di due scuole frequentate l’una da bianchi e l’altra da neri. La convivenza è tutt’altro che pacifica, il coach Yoast vistosi usurpare il suo posto da allenatore e ferito nell’orgoglio decide inizialmente di trasferirsi e lasciare la squadra, ma pressato dai suoi stessi ragazzi sceglie infine di accettare il posto di vice allenatore accanto ad Herman Boone.

Nessuno dei membri della squadra, composta esclusivamente da ragazzi bianchi, ha intenzione di cedere il proprio posto ai nuovi arrivati dalla pelle scura. Quest’ultimi d’altro canto sentendosi protetti dalla nomina di una allenatore “nero” sono certi che il loro coach privilegerà il loro colore di pelle. Le cose non vanno esattamente così, Herman Boone non si lascia intimidire né da uno né dall’altro schieramento e li porta tutti con se al campo di due settimane di allenamento prima dell’inizio dell’anno scolastico. Costretti a dividere non solo il posto in autobus ma anche la stanza, bianchi e neri continuano a non trovare nulla per cui valga la pena andare d’accordo, neanche lo sport che apparentemente li accomuna.

In America però si sa lo sport, e in particolare il football, non sono solo discipline obbligatoriamente praticate a scuola, ma costituiscono una vera e propria filosofia di vita, e proprio grazie a questa filosofia l’allenatore Boone fonda il suo metodo di allenamento. Le sue regole anche se ferree si rivelano vincenti, riuscendo a dare la giusta motivazione ai ragazzi e a creare un forte spirito di squadra nonostante le differenze etniche. Il ritorno alla realtà però non si fa attendere e si presenta anche piuttosto problematico, tutti i rapporti costruiti durante il campo estivo vengono duramente messi alla prova dalla scarsa tolleranza dei loro compagni. Il campionato inizia e la squadra dei “Titans” si prepara ad affrontare le partite con gli insegnamenti che il coach Boone gli ha trasmesso, ma incontro dopo incontro l’unione tra la squadra si affievolisce e i ragazzi vengono riassorbiti dall’odio razziale che dilaga nella scuola e nella città. Alla base dell’odio c’è l’ignoranza e la paura del diverso. Questo film, ispirato ad una storia vera, ci insegna che la paura può essere trasformata in profonda conoscenza dell’altro che a sua volta può diventare una piena presa di coscienza che l’altro non è più una minaccia ma una forza in più per vincere tutti insieme.

La città assieme ai “Titans” viene positivamente travolta dallo spirito di squadra di questi ragazzi che sono riusciti ad andare al di la del colore della pelle per scoprire nel proprio compagno non solo un amico, ma un fratello. Alla fine della partita prima della finale del campionato, il capitano della squadra Gerry Bertier (Ryan Hurst) rimane vittima di un violento incidente a bordo della sua auto rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Questo però non compromette le sorti della squadra, la profonda amicizia che lega i due allenatori e lo stesso Gerry ad un compagno di squadra nero fa si che i “Titans” si sentano più forti che mai.

“Avevo paura di te Julius, paura di quello che non conoscevo, ora mi rendo conto che odiavo mio fratello”; questa frase pronunciata da Gerry dopo il suo incidente all’amico Julius suggella in modo esemplare il messaggio del film, che finisce con l’ultima vittoria e l’entrata nella leggenda dei “Titans” con nessuna sconfitta e un solo insegnamento: al di là del colore della pelle, uniti si può vincere.

Scheda di riflessione

Nel film è il colore della pelle che “impedisce” i rapporti tra gli esseri umani. Quali possono essere oggi gli “impedimenti” che possono bloccare il conoscere l’altro? Come si può cercare di superarli?

Il coach Boone per far sviluppare lo spirito di squadra ai suoi ragazzi li “costringe” a scambiarsi informazione sui propri interessi, pena allenamenti più duri. Questo metodo di insegnamento per quanto rigido dà i suoi frutti. Nella società attuale però, lo sport non basta più a superare le differenze raziali. Sempre più spesso, di fatti, si sentono notizie di cori razzisti negli stadi, e per di più le istituzioni sembrano impotenti di fronte a questi fenomeni. Cosa si potrebbe concretamente fare per educare positivamente tali comportamenti ?

Come ci poniamo di fronte ad episodi di razzismo o discriminazione in generale, che sono sempre più frequenti, soprattutto tra i più giovani e purtroppo sempre più violenti?




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