storie

La prof di biologia che parla di Gesù

di Lucia Odierna

Stare tra i banchi di scuola non è mai stato facile, specie quando tu sei l’adulto seduto alla cattedra. A volte sembra che tu sia stato chiamato a combattere e sacrificare il tuo sapere, la tua volontà, anche la tua dignità. Riportiamo la storia di Lucia, giovane sposa e insegnante di biologia e chimica alle prime armi. Dopo tante piccole esperienze nella scuola paritaria, anche lei nel vortice dei concorsi e dei ricorsi, da pochi mesi ha ottenuto una supplenza in un liceo statale.

Questo impegno a scuola è un susseguirsi di stimoli sempre diversi, gioisco davvero per l’ambiente in cui mi trovo. I colleghi sono tutte brave persone, respiro un buon clima e gli alunni hanno tante storie che mi lasciano molto riflettere. Alcune mi feriscono…è il caso di Marilena (n.d.r. nome di fantasia). Il primo giorno che l’ho vista mi ha fatto una pessima impressione. Ci siamo scontrate di brutto: un linguaggio sboccato, l’aspetto di una poco di buono, rossetto marcato e curve ben mostrate. Mi son detta: quanta miseria in questi ragazzi!

Ho sbagliato. Dopo qualche giorno si è diffusa la voce tra gli alunni che sapevo spiegare bene e forse questo l’ha incuriosita poiché non era mai rimasta in classe ad ascoltarmi, il suo posto preferito è il corridoio. Un giorno è rimasta in classe tutta l’ora, faceva domande interessanti attinenti all’argomento proposto. Il giorno dopo era ancora in classe, stavolta col suo cellulare e qualche foto di cui parlare ad alta voce con gli amici giusto per assicurarsi che io sentissi: «quando frequentavo la parrocchia queste erano le pagliacciate che facevamo: campo scuola, balli». Ed io: «Mari frequentavi la parrocchia?». «Certo prof poi però ho smesso. Non credo in Dio, la Madonna che per opera dello Spirito Santo rimane incinta. Siamo nel 2014!». Il tutto raccontato in una lingua che è tutt’altro che italiano. Nasce un lungo discorso, un acceso dibattito che coinvolge tutta la classe, mi colpisce una frase: «dopo tutto quello che ho fatto, figuriamoci se Gesù Cristo pensa a me». Dietro tutte quelle smanie di grandezza, dietro tanta scontrosità c’è un malessere, un forte senso di colpa per essersi concessa a tanti uomini, un senso di colpa tale da non permetterle di credere che possa esistere una luce.
Ho visto due occhi rossi, secchi e imbarazzati ho conosciuto la storia di una ragazza costretta ad iscriversi al liceo obbligata dalla madre, ho ascoltato il racconto del rapporto col padre, un uomo che è uscito dalla sua vita dopo tre giorni di matrimonio con la madre e mi sono rammaricata molto.
Questa ragazza era in parrocchia eppure la Chiesa ha perso un’opportunità: si è presentata come luogo in cui giocare, cantare, divertirsi in compagnia, e le ha lasciato l’impronta del silenzio.




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