solidarietà

Una bambola per te

di Nello Califano

Di solito sono le fabbriche della periferia mondiale a produrre i prodotti del nostro benessere: scarpe, pantaloni, magliette, palloni. Nella splendida cornice della Toscana, invece, il flusso della globalizzazione si inverte. Fabbriche inusuali – molto spesso sedi di associazioni – dove le operaie sono volontarie che lavorano nelle sartorie solidali di Auser Toscana. Erano gli anni Novanta quando un gruppo di donne dello Spi-Cgil di Vaiano (Prato), decisero di mettersi insieme per combattere la solitudine e rendersi utili. Anno dopo anno, l’esperienza delle sarte anziane si è fortificata sempre di più e, da piccolo hobby, il loro lavoro si è trasformato in una grande opera di solidarietà internazionale. Cinquantadue sartorie sparse in tutta la regione, oltre mille volontarie che realizzano le bambole per i bambini dei paesi poveri, molte delle quali esportate attraverso l’Unicef. E poi tutta una serie di indumenti che vestono i cittadini di Africa, Asia e America Latina. Oltre ai vestiti e ai pupazzi per il Sud del mondo, le sarte producono biancheria, accessori per la casa, pitture su stoffa e abiti per rievocazioni storiche, tra cui alcuni vestiti per il Calcio Storico Fiorentino ma anche oggetti per i bambini che vivono nel carcere di Rebibbia insieme alle loro madri. Un’esperienza unica in tutta Italia, quella delle sartorie solidale dell’Auser, che coniuga solidarietà internazionale ad aggregazione sociale.




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