politca

La scelta di campo del sindaco Marino

Spazio Forum

Di Niccolò Caranti (Opera propria) [CC BY-SA 3.0], attraverso Wikimedia Commons

di Daniele Nardi

Il sindaco di Roma, Marino, sul tema della trascrizione nei registri comunali di Roma dei matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso, ha puntato sul massimo livello di provocazione.

Una sala comunale bella piena di persone festanti e commosse è sempre un’operazione di marketing, soprattutto per un sindaco in grande affanno di immagine che chiama i giornalisti per una celebrazione di massa destinata a popolare tutti i telegiornali. Che poi ne sia nato uno scontro tra istituzioni che ha coinvolto il ministro, il prefetto e la magistratura romana, poco importa. Anzi meglio, perché una provocazione più fa rumore e più è efficace.
Pochi giorni prima altre immagini, sempre provenienti dal Campidoglio, avevano riempito i telegiornali: quelle delle centinaia di passeggini vuoti, che però erano stati lasciati in piazza, fuori dalle stanze comunali. Del resto erano le famiglie che chiedevano politiche fiscali e che protestavano per la scandalosa decisione dell’amministrazione comunale sulle iscrizioni dei bambini alla scuola materna. All’atto dell’iscrizione, infatti, il regolamento comunale prevedeva la gratuità del terzo figlio, ma, ad iscrizioni chiuse, il regolamento è stato cambiato, e tale gratuità è stata cancellata, per introdurre altri criteri. Quindi almeno un po’ di imbarazzo il sindaco doveva averlo.
Fatto sta che Ignazio Marino ha fatto la sua scelta di campo: in Comune ha fatto entrare, con grandi riflettori, le richieste dei movimenti LGTB, rifiutandosi pubblicamente di seguire la legge. I passeggini delle famiglie li ha lasciati fuori, e la sua sorridente faccia non si è vista proprio, in mezzo a mamme e papà che proprio lui aveva scippato di un piccolo ma significativo sostegno. Del resto già tra i primissimi atti della giunta Marino c’era stata anche la cancellazione del “quoziente Roma”, un tentativo di cambiare le tasse comunali rendendole più favorevoli alle famiglie con più carichi familiari. Quindi non si può certo accusare il sindaco di incoerenza: egli è certamente nemico di qualsiasi ipotesi di sostegno alle famiglie numerose, ed è certamente amico delle richieste dei movimenti LGBT.
Di incoerente c’era però la fascia tricolore di cui si è drappeggiato durante la “cerimonia di disobbedienza”. Se il sindaco indossa la fascia tricolore, infatti, afferma con ciò di essere un pubblico ufficiale tenuto ad applicare la legge e non a calpestarla. Ma la legge italiana, quella coperta dal tricolore, gli impediva di effettuare questa trascrizione: nemmeno lui ha avuto il coraggio di negarlo. Coerenza voleva, allora, che il sindaco si drappeggiasse piuttosto con la bandiera arcobaleno dei movimenti Lgbt se proprio voleva fare atto di “disobbedienza civile”. Indossando i colori del Comune ha rivendicato l’autonomia di un amministratore locale nel riconoscere un matrimonio celebrato all’estero. Peccato che avrebbe dovuto riconoscere che stava facendo quello che un Comune non può fare, cioè intervenire su un tema così delicato, come l’identità giuridica della famiglia, già esplicitamente regolato dalla legge nazionale.




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1 risposta su “La scelta di campo del sindaco Marino”

C’è da piangere per questa inopportuna provocazione soprattutto per uno che si dice cattolico. speriamo che la gente riesca a capire a che rovina per l’umanità sia la distruzione della famiglia naturale.

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