La lettera

Beati voi che ora avete fame

Una parola di speranza ai separati risposati

(© Cody Wheeler - Shutterstock.com)

Don Silvio Longobardi

Un giorno, al termine di una catechesi su Eucarestia e vita coniugale, si avvicina una coppia di sposi presente all’incontro, hanno partecipato con attenzione e gustato ogni parola. Hanno il volto triste, come i discepoli di Emmaus quando tornano verso casa. Si sentono fuori posto. Come possono intrecciare eucarestia e coniugalità se la loro condizione di separati non consente di accostarsi alla mensa eucaristica? Ho accolto la loro provocazione e li ho invitati a percorrere tutta intera la strada che da Gerusalemme conduce a Emmaus. Lungo la via, il Risorto si farà incontro e dirà parole capaci di aprire la mente e il cuore alla verità di Dio, spesso così diversa da quelle che gli uomini attendono. Ripensando a quei volti e ricordando le loro parole ho scritto questa lettera. è indirizzata a loro e a tutti gli sposi che vivono con sofferenza la separazione e desiderano abbattere il muro che li fa sentire estranei alla vita della comunità ecclesiale.

Cari sposi,
non è facile partecipare alla Messa sapendo di non potersi accostare alla mensa eucaristica. Chi ha sperimentato quanto è buono il Signore vive questo impedimento non solo come un limite ma come un rifiuto. Si sente messo nell’angolo, emarginato. E spesso, per reazione, si chiude e si allontana. Alle ferite della separazione, che ciascuno di voi porta con sé, si aggiunge un’altra sofferenza.
Non voglio affrontare con voi i motivi che spingono la Chiesa ad adottare questo atteggiamento. Non è questo il momento per approfondire un tema così ampio e tanto dibattuto. Una cosa è certa: la Chiesa ama tutti i suoi figli e tutti desidera accompagnare alla vita piena e bella del Vangelo. Anzi, come diceva il beato Paolo VI, per la Chiesa “nessuno è estraneo”, tanto meno quelli che hanno ricevuto il battesimo e partecipano pienamente alla dignità di figli.
Potete partecipare alla Messa e gustare tutta la celebrazione eucaristica, vivere come coppia tutti i vari momenti che la liturgia propone. Quando arriva il momento della santa Comunione, quando tutti si pongono in fila per ricevere il Corpo del Signore, potete avere la triste sensazione che in quel momento si alzi davanti a voi un muro, come se una porta fosse chiusa all’improvviso e vi impedisse di entrare nella casa di Dio. Non è così.
Non voglio sminuire il valore dell’Eucarestia. Nutrirci di Gesù, il Pane di vita, è il culmine verso cui tende tutta l’azione liturgica. Ma non bisogna neppure sminuire il valore educativo dell’intera celebrazione. La partecipazione forma e plasma la vita, c’immerge nella vita di Dio, ci rende partecipi della storia salvifica, ci fa gustare la comunione con i fratelli. Se tutto questo è vero, se tutto questo viene vissuto, l’impossibilità di ricevere il Corpo del Signore è percepita come una ferita ma può essere guarita attraverso un’offerta, uno slancio del cuore. Non potersi accostare alla mensa è un sacrificio, tanto più forte quanto più vivo è il desiderio. Se imparate a offrire quel dolore avete vinto il dolore, fate esperienza di Pasqua, passate dalla morte alla vita. Lo offrite per la Chiesa, nostra Madre e mai matrigna. Lo offrite per gli sposi che non hanno la stessa fede e si sentono esclusi. Lo offrite per quelli che si accostano indegnamente alla mensa eucaristica. In questo modo realmente, efficacemente, siete ed entrate in Comunione con Dio e con i fratelli. Comunione vera e non meno feconda.
Beati voi che ora avete fame, dice Gesù. Una beatitudine scomoda, anzi scandalosa. Gesù ama dire quello che nessuno attende. Accogliete questa parola, amici cari, e chiedete anche voi di fare di questa fame una beatitudine che vi prepara all’incontro con Colui che sazia ogni attesa e riempie di gioia ogni angolo dell’umana esistenza.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.