Crescere

Genitori competenti

(@ Nikola Solev - Shutterstock.com)

di Tonino Cantelmi – presidenza@itci.it

”Dovremmo proprio tagliarli quei capelli, sembra una femminuccia!”; oppure: “ma no, Giada, quella è una spada da guerriero, è un gioco da maschio non fa per te. Andiamo a vedere se c’è una bambola che ti piace”.

Ecco due semplici esempi di come le aspettative dei genitori relative al ruolo sessuale agiscono all’interno della relazione con i propri figli. L’idea che i genitori hanno di come un maschio si debba comportare o una femmina si debba vestire condizionano inevitabilmente il modo di parlare ai propri figli, di comportarsi. Alcune peculiarità maschili e femminili sembra abbiano delle radici biologiche e siano quindi innate e preordinate. Eppure l’idea che sia l’ambiente, la società e l’educazione a plasmare le inclinazioni di genere è molto in voga e fa presa nella mente di molte persone. Come in quella dei genitori di una famiglia canadese.
David e Kathy, genitori di tre figli (la vicenda risale a maggio del 2011), hanno pensato che attraverso le aspettative di genere si nega la libera espressione di sé al bambino, costringendolo in ruoli prestabiliti. Così i due genitori hanno optato per una modalità radicale di educazione genere-neutrale e hanno deciso di non influenzarli in nessun modo. L’esperimento, però, è stato inficiato dal fatto che amici, parenti e insegnanti in un modo o nell’altro finivano per inviare messaggi che indicavano ai due bambini comportamenti e atteggiamenti adeguati al loro sesso. Così, con il terzo figlio, hanno deciso di celare il sesso di appartenenza del nuovo nato. Al di là delle più disparate considerazioni che si potrebbero fare su questa vicenda, pensiamo che sia emblematica rispetto a una tendenza della nostra società riguardo l’educazione: la deresponsabilizzazione (mancata abilità a rispondere) rispetto a scelte condizionanti per i figli, in un momento in cui essi non potrebbero autonomamente e liberamente decidere. Inoltre va da sé, che il pretendere di non scegliere per loro non è affatto privo di conseguenze su di loro, in un momento chiave dello sviluppo della personalità, che li condizionerà per la vita.
Per aiutare i nostri figli a crescere in modo sano e coerente con se stessi, con il proprio corpo e in un’armonica relazione con gli altri, occorre ripartire da evidenze tanto scientifiche quanto quotidiane, come le differenze che sussistono tra un maschio e una femmina. La sessualità infatti va considerata all’interno di quella interazione tra elementi dati ed elementi frutto di libera scelta che contribuiscono alla formazione dell’identità individuale. L’identità sessuale infatti, pur se determinata a priori, perché scritta chiaramente nel nostro DNA non è neppure un processo biologico dall’evoluzione e dall’esito automatico, come la digestione o l’invecchiamento: coinvolgendo la totalità della persona, psiche e corpo, essa diventa a tutti gli effetti un processo legato agli atti che si compiono ed è quindi soggetto a libertà e scelta. In questa prospettiva, lo sviluppo dell’identità sessuale va dunque protetta ed educata (nel senso di accompagnata a sbocciare) innanzitutto all’interno del primo, essenziale e inalienabile luogo educativo: la famiglia.

Da Educare al femminile e al maschile
(Tonino Cantelmi – Marco Scicchitano), pp. 102-106




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