Diocesi

Sposi uniti in Cristo

Albano

di Ida Giangrande

Schierati in prima linea in una battaglia culturale dove la famiglia viene attaccata su ogni fronte e progressivamente svuotata della sue radici. Ecco cosa vuol dire per don Carlino Panzeri essere responsabile di pastorale familiare della diocesi di Albano.

Nella sua missione a servizio delle famiglie, don Carlino è magistralmente affiancato da una coppia di sposi, Danilo e Marina Badiali, perché nella reciprocità, l’équipe di pastorale familiare testimoni le due dimensioni vocazionali della Chiesa a servizio dell’uomo in ogni sua condizione. Con loro un gruppo di altre dieci coppie che formano una commissione ramificata e pronta a rispondere alle varie esigenze della famiglia sul territorio, dalla preparazione alle nozze ai cammini per le coppie in situazioni di separazione, divorzi e nuove unioni, dai cammini di spiritualità per le famiglie agli aiuti per le situazioni disagiate in condizione di povertà di mezzi.
Attraverso questa équipe, la diocesi si propone di diffondere una coscienza culturale del cammino di preparazione e di educazione all’amore. Il cammino inizia con una settimana intensiva dal lunedì al venerdì tutte le sere, prosegue poi con la presentazione dei fidanzati alla comunità e si conclude con l’incontro con i loro genitori. Nell’arco di un anno i fidanzati saranno invitati ad un ritiro spirituale teso a consolidare quanto è stato seminato.
Ma questo percorso ha un elemento significativo rappresentato dal cammino di spiritualità a partire dalla forza del sacramento nuziale. Il cammino prevede ogni anno due giornate di spiritualità, una in Quaresima e l’altra in ottobre. A questo si aggiungono gli esercizi spirituali che si tengono in genere in un weekend nel periodo estivo. Al centro c’è sempre la Parola di Dio, letta in chiave coniugale.
Nel Tempo di Avvento con lo sguardo rivolto alla Santa Famiglia di Nazareth, iniziano una serie di celebrazioni in onore della famiglia in cui si cerca di definire meglio la coscienza del soggetto famiglia. “Il vero modo per portare la Parola di Dio nelle case è portare le case nella Parola di Dio”. Dice don Carlino e subito dopo aggiunge: “L’obiettivo è tenere sveglia una coscienza sia nelle famiglie che nei parroci, bisogna educarsi e rieducarsi continuamente a riconoscere la famiglia come un soggetto in sé, non soltanto una dimensione sociale a cui destinare direttive, aiuti o altro, ma un soggetto a se stante da cui la società intera parte e si sviluppa”.
È lo stesso Papa Francesco a riconoscere lo stato di emergenza in cui versa la situazione della famiglia al centro del dibattito cattolico. La famiglia non è mai stata sotto attacco come oggi, soffre della crisi che coinvolge l’essere umano e la sua integrità, soffre il degrado valoriale. Dunque, il ruolo fondamentale di una pastorale familiare è avere ben chiara la natura del problema in tutte le sue sfaccettature. “Una famiglia non è composta esclusivamente dai figli, il soggetto principale sono gli sposi sì, ma uniti in Cristo. Il problema dunque è aiutare le coppie a riscoprire l’importanza dell’amore cristiano, la presenza dominante della volontà divina che li ha scelti fin dal principio e guidati all’altare”.

Quattro obiettivi
Il cammino dell’équipe diocesana non si ferma qui. Dedicheremo maggiori attenzioni alla preparazione al matrimonio, non più intesa come preparazione alla liturgia nuziale, ma ad una vita da sposi. Considerando che l’80% delle coppie che arrivano alla consacrazione religiosa sono spesso conviventi e già sposati civilmente. In secondo luogo, imparare ad intendere la famiglia come scuola di coniugalità e di genitorialità. A partire da una più capillare analisi delle svariate situazioni del territorio, il terzo grande obiettivo dell’équipe è la strutturazione di un cammino per separati o divorziati. Nessuno escluso dalla Chiesa quindi. Un posto per ognuno, perché chiunque possa trovare risposte adeguate insieme all’accoglienza e al calore di Dio. Quarto e ultimo obiettivo è creare una cultura dell’accoglienza, soprattutto attraverso la pratica dell’affido questo sia a sostegno del minore, ma anche della famiglia che vive in condizioni precarie.
L’équipe diocesana si sente particolarmente incoraggiata dal Sinodo sulla Famiglia e, nell’attesa del prossimo appuntamento, don Carlino dice: “La Chiesa non deve elaborare un sistema di principi, ma scendere nella realtà delle coppie ferite, delle famiglie sconquassate, nelle piaghe dell’umanità. Non è facile nemmeno per noi sacerdoti, essere una Chiesa che sa stare in campo in un tempo che lentamente cambia e ci presenta problematiche sempre nuove, vere e proprie sfide complicate da affrontare. Qui non è in discussione il patrimonio morale con cui la Chiesa crede e ha sempre creduto nel valore indissolubile del matrimonio. Il punto cruciale e riavvicinare la Chiesa alle persone, permettendole di entrare nelle case e nei cuori della gente, riavvicinandola a quanti si sentono esclusi, lontani, tagliati fuori, perché la Chiesa è Grazia che opera, essa è la tenda di Dio radicata sulla terra”.




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