Obiezione di coscienza

Compito primario

Protesta al San Camillo di Roma per i primari obiettori che si rifiutino di applicare la 194.

Secondo la legge 194 i bambini non sono tutti uguali: quelli che sono desiderati trovano accoglienza e mani che li aiutano a nascere; e quelli che non sono attesi né desiderati… non vedranno mai la luce. Questo lo sapevamo già. Ora scopriamo che anche i medici non sono tutti uguali. Quelli che praticano l’aborto possono far carriera, e quelli che rifiutano di fare aborti, i cosiddetti obiettori, quelli che non si piegano ai diktat della cultura dominante, devono stare alla larga dalle strutture pubbliche, non importa se hanno titoli e se hanno acquisito una matura professionalità. È bastata una notizia di corridoio, non confermata da nessuna fonte ufficiale, che annunciasse la possibilità dell’arrivo di un primario obiettore di coscienza al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Camillo di Roma per suscitare una mobilitazione preventiva contro questa possibilità. La protesta organizzata attraverso un gruppo su Facebook, è stata già sposata da oltre duemila membri che desiderano assicurarsi che parole come «diritto», «libertà di scelta» e «laicità» non siano messe in discussione e adombrate dalla scelta di consenso di un eventuale medico obiettore.  Il no all’aborto è diventato un marchio di infamia. Come se un reparto di ostetricia avesse come suo compito primario di dare la morte e non la vita. Suvvia, cari amici abortisti, siate più coerenti: chiedete al ministero della Salute di istituire reparti speciali per l’aborto ma abbiate anche il coraggio di scrivere a chiare lettere sulla porta d’ingresso: qui muore la speranza.

di Silvio Longobardi




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