Solidarietà Città aperte all’accoglienza Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 28 Febbraio 2015 Nessun commento su Città aperte all’accoglienza di PUNTO FAMIGLIA Taranto, Salerno, Roma, Genova e tra tutte Lampedusa. Ma l’elenco delle città italiane che si sono aperte all’accoglienza dello straniero è ben più lungo. Cosa accade quando è il vescovo a lanciare un appello di solidarietà? Abbiamo imparato a riconoscerli dai telegiornali o dalle immagini che rimbalzano sui social. Tristi, ammucchiati, sporchi e malmessi. Uomini, ragazzini, donne gravide e con piccini al seguito. E subito pensiamo: non siamo messi meglio in Italia. Perché tra i tanti Paesi del Mediterraneo vengono qui? Non può solo essere per una questione di vicinanza geografica. Inizia ad innescarsi la paura dello straniero. Se poi dovesse esserci chiesto di ospitarli, proprio in casa nostra, ansia e timore prenderebbero il sopravvento. È quello che è accaduto circa una settimana fa nella provincia Granda. Per l’esattezza la prefettura di Cuneo, in previsione dell’arrivo di 300 nuovi rifugiati richiedenti asilo, ha contattato la diocesi di Mondovì che a sua volta ha diretto la domanda proprio alle famiglie e ai fedeli monregalesi. Le strutture parrocchiali e le case di riposo sono ormai strapiene. Altri immobili diocesani non sono immediatamente agibili perché non attrezzati per questo tipo di emergenza. Allora monsignor Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì, ha lanciato l’appello attraverso le pagine del settimanale diocesano: “Chi può ospitare un profugo, si faccia avanti”. Una decina di famiglie hanno accolto l’invito a dispetto del dissenso di un’intera comunità. E subito è bufera. Giustificata, se i rifugiati non fossero stati sottoposti alle visite sanitarie più elementari. Alle tante lettere di disapprovazione giunte proprio al giornale diocesano “L’Unione Monregalese”, il direttore, don Corrado Avagnina, risponde attraverso l’ultimo editoriale: coloro che arrivano hanno «vite disperate alla ricerca di un appiglio, dopo drammi devastanti nei loro Paesi d’origine». In Italia, fa notare il direttore, «questa presenza di rifugiati viene affrontata con una certa fatica, dovendo purtroppo fare i conti con “resistenze” e “diffidenze” marcate, che si esprimono in reazioni di pancia da parte di un’opinione pubblica che sembra bypassare la posta in gioco umanitaria con spunti ideologici o egoistici in grado di squalificare, in modo deludente, un popolo, il nostro, tentato dall’indifferenza. Invece di pensare a come dare una possibile mano nell’accoglienza, ci si schiera subito pregiudizialmente contro, e basta». Emanuela Pandolfi Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag Mons. Luciano Pacomio, solidarietà ANNUNCIO ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Alessandro D’Avenia: la violenza della pornografia consuma i nostri ragazzi Violenza di genere in adolescenza: cosa svela un’indagine di Save The Children Istituzioni, Chiesa, associazioni, imprese: a Napoli insieme per la natalità “Senza la prudenza è un attimo sbagliare strada”. Così il Papa all’udienza Papa Francesco: “I santi non sono eccezioni dell’umanità o una ristretta cerchia di campioni” “L’eutanasia non è la soluzione”: un libro con cinquanta domande e risposte Papa Francesco: “Non si può parlare con una persona ammalata di superbia” Federazione “One of us” a Bruxelles, per ricordare valore della vita dal concepimento “I giovani e la fede”: presentata all’ateneo Santa Croce un’indagine internazionale su otto paesi Papa Francesco: invidia e vanagloria “vanno a braccetto”