Denatalità

Italia a rischio estinzione?

Maria Sbytova - Shutterstock.com

di Gabriele Soliani

Pubblicati i dati Istat: in calo le nascite in tutta Italia. Collassano le Regioni meridionali, storicamente le più prolifiche. Primato detenuto dal Trentino-Alto Adige, con un tasso di natalità pari al 9,9%.

Come ogni anno l’Istat pubblica i suoi indicatori demografici sulla popolazione. I dati ci dicono che non c’è miglioramento per le nascite. Anzi il 2014 è l’anno con il livello più basso dall’Unità d’Italia con 509 mila bambini nati, cinquemila in meno rispetto al 2013. Tuttavia sono diminuiti i decessi: in tutto 597mila, quattromila in meno rispetto al 2013, e questo migliora leggermente la cosiddetta “attesa di vita”. Il numero medio di figli per donna è pari a 1,39 (italiane più le straniere), come nel 2013. Sappiamo che per mantenere la popolazione le coppie in età fertile dovrebbero avere 2,1 figli ciascuna e per questo l’Italia, insieme alla Germania e al Giappone, è la nazione che invecchia più rapidamente. Tornano in mente le parole che Papa Francesco ha usato per rispondere alla giornalista nel ritorno dal suo viaggio apostolico nelle Filippine quando ha detto che tre figli per coppia (come la “media delle Filippine) sono il numero per mantenere la popolazione, ed in questo aveva perfettamente ragione. L’età media al parto continua a salire: ora siamo a 31,5 anni. Questo ci permette di capire una delle cause della bassa natalità, perché la fertilità femminile comincia a calare già prima dei 30 anni. Anche le madri straniere partoriscono meno bambini, con una media di 1,97 bambini.

Il tasso di natalità scende dall’8,5 per mille nel 2013 all’8,4 per mille nel 2014. Il tasso di natalità, cioè il numero annuo di nascite per 1.000 persone della popolazione a metà anno, è di solito il fattore dominante nel determinare il tasso di crescita della popolazione. Anche questo, dunque, è calato in Italia ed è al limite minimo mondiale, davanti solo a Corea del Sud, Giappone, Germania, Singapore, Hong Kong (8 per mille) e, ultimo, Monaco (al 7 per mille).

Il Trentino-Alto Adige, con un tasso di natalità pari al 9,9 per mille (incentivato da decorosi assegni famigliari), detiene il primato di natalità nel Paese, precedendo la Campania con l’8,9 per mille. Le Regioni col più basso livello di natalità sono la Liguria (6,9), la Sardegna (7,1), il Molise (7,2) e la Basilicata (7,3). Oltre alla bassa natalità, alla Liguria compete anche il più alto tasso di mortalità (13,2 per mille) e, di conseguenza, anche il tasso d’incremento naturale più sfavorevole (-6,3 per mille), a fronte di una media nazionale pari a -1,4 per mille.

Scendendo nei particolari, con 1,65 figli per donna nel 2014 il Trentino-Alto Adige si conferma la regione più prolifica del Paese, seguita dalla Valle d’Aosta (1,55). In tutte le Regioni del Nord, eccetto che in Liguria (1,35 figli), si rileva una fecondità superiore alla media nazionale. Nessuna delle Regioni del Mezzogiorno presenta una fecondità di livello superiore alla media nazionale: in quelle che un tempo erano considerate il bacino riproduttivo del Paese, ovvero Sicilia e Campania, la fecondità nel 2014 si attesta, rispettivamente, a 1,38 e 1,34 figli per donna. In Molise, Basilicata e Sardegna non si raggiunge, ormai da tempo, il livello di 1,2 figli per donna. Quindi nessuna Regione, compreso il virtuoso Trentino-Alto Adige, arriva al minimo per il ricambio generazionale fisiologico.

A questi numeri un po’ freddi, che preoccupano i sociologi e l’Istituto per le pensioni, dobbiamo aggiungere un dato che rattrista. Nel 2013, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, sono state notificate dalle Regioni 102.644 interruzioni volontarie di gravidanza a fronte di 514.308 nati. Quindi la proporzione tra aborti e nascite è, circa, 1 a 5. Se poi aggiungiamo gli aborti causati dalle pillole del giorno dopo il rapporto fra bambini nati e bambini concepiti e non nati è ancora più preoccupante.

Le migliori condizioni economiche e di lavoro aiuteranno le famiglie ad accogliere più figli ma occorre anche sostenere maggiormente la cultura della vita nascente.




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