La Pietà

Il capolavoro espressivo di Bellini

La pietà, o compianto di Cristo morto, è l’episodio che segue la deposizione dalla croce. Non viene descritto in nessuno dei Vangeli, ma deriva da alcune raffigurazioni di epoca bizantina ed è riportato nella letteratura mistica del XIII e XIV secolo.

Biografia e Stile

Giovanni Bellini (Venezia 1432-1516) impara a dipingere nella bottega del padre Jacopo, pittore molto celebre a Venezia. Dipinge soprattutto quadri di soggetto religioso e della vita di Gesù, in cui infonde un valore nuovo al colore e alla natura. A ispirarlo è, però, soprattutto il cognato, il grande pittore Andrea Mantegna. Bellini diventa il pittore più famoso e ricercato di Venezia. La sua pennellata sfumata immerge le forme in una luce diffusa e calda, uniforme e avvolgente. Non sono le linee del disegno ma è il colore stesso che, con le sue variazioni di tono, costruisce i corpi solidi delle figure, ed è proprio questo suo stile che eserciterà una grandissima influenza sui pittori veneti per tutto il Quattrocento e gran parte del Cinquecento: è da lui che nasce il famoso “tonalismo veneto”. Dall’osservazione delle sue numerose opere risulta che egli fu una grande anima cristiana e che raggiunse in certi suoi capolavori una tale potenza d’espressione, che sarà difficile trovarne di superiore in tutto l’orizzonte pittorico.

Giovanni-Bellini-Pietá_(1465)

Descrizione

La pietà, o compianto di Cristo morto, è l’episodio che segue la deposizione dalla croce. Non viene descritto in nessuno dei Vangeli, ma deriva da alcune raffigurazioni di epoca bizantina ed è riportato nella letteratura mistica del XIII e XIV secolo. In quest’opera, e per la prima volta nell’iconografia della pietà, Gesù, Maria e San Giovanni vengono raffigurati in primissimo piano, in un incrocio di gesti con grande impatto emotivo. Le figure racchiuse tra il bordo del sepolcro e le nubi striate all’orizzonte, occupano tutto lo spazio disponibile. La madre sembra sussurrare qualcosa al figlio morto, con i profili dei volti che si incastrano alla perfezione, mentre Giovanni, pur partecipando alla tragedia, si volta discretamente. Il Bellini propone un’altissima lettura del dramma cristiano, con un perfetto equilibrio tra forma ed espressione; un’interpretazione umana e naturale. Egli ha individuato il potenziale espressivo di questa iconografia come nessuno dei suoi predecessori aveva fatto. L’opera, però, si completa nel momento in cui incontra lo sguardo dell’osservatore, perché, grazie all’enfasi emotiva che il Bellini dà alla sua pittura, non è difficile per chi guarda l’opera immedesimarsi nel pianto, nelle emozioni e nei sentimenti dei protagonisti.

Piccoli particolari

  • La luce, autentica protagonista della pittura del Bellini, viene usata dall’artista per far emergere dettagli minuti, come i riccioli dorati della chioma di San Giovanni.
  • Le pose e le espressioni dei tre personaggi non sono idealizzate, ma copiate dalla realtà, anche se davvero appare impossibile che un corpo morto si possa reggere in questa posizione.
  • La luce chiara del tramonto, illumina il paesaggio, appena accennato dietro il manto di Maria: questo elemento, tanto caro alla pittura belliniana, qui viene sacrificato per non incrinare la tensione emotiva della scena.
  • I colori smorzati contribuiscono a rendere il sentimento tragico della scena; una scelta che nasconde un significato simbolico e allude alla malinconia della morte.
  • Influenze della pittura fiamminga si colgono nei piccoli dettagli, come le vene azzurrine delle mani di Cristo, l’una abbandonata sul piano di marmo che divide la scena sacra dallo spazio dello spettatore, l’altra sorretta da quella della Madonna.



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