QUARESIMA

Lo zelo per la nostra famiglia

di Fra Vincenzo Ippolito

Il commento al Vangelo della III Domenica di Quaresima (ANNO B). Purificare il cuore dall’egoismo è quanto chiede il Signore agli sposi cristiani.

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

Riflettiamo insieme…

Non c’è luogo nel quale il Signore Gesù non entri a mettere ordine. Oggi è il turno del tempio di Gerusalemme. Vi entra come un pio israelita e si rivela come il Figlio che in tutto ricerca la gloria del Padre. È un dolore per Lui vedere l’istituzione più sacra di Israele divenuta un luogo di mercato. In essa l’idolatria del denaro ha soppiantato il culto del vero Dio, gli interessi di parte hanno colpito mortalmente il cuore del popolo eletto e perfino i capi, da servi di Dio, sono divenuti detentori del potere. Come rianimare la fede dei suoi? Come riaccendere l’amore e la fedeltà all’alleanza, all’obbedienza della Legge? In Gesù allora potrebbe vincere lo scoraggiamento, lasciando alla voce del Tentatore la possibilità di incalzare: “Hai fallito nella tua missione!”. Ma Gesù non si lascia sbaragliare dal Nemico. Egli è venuto a sradicare dal cuore dell’uomo, vero tempio da riconsacrare a Dio, la presenza del Despota, dell’Avversario infernale. Violenza ed ira le molle dell’agire di Gesù? No, di certo, ma zelo ed amore, ricerca del vero bene e volontà di purificare il cuore dell’uomo dagli idoli e restituirlo allo Spirito che fa nuove tutte le cose. Ogni istituzione umana può essere scossa alle fondamenta, anche quella più sacra come la famiglia. Venti contrari cercano di mutarne l’identità, di sradicarne la sua fondazione sulla roccia che è Cristo. Gesù ci insegna a non scoraggiarci, a combattere il male con il bene, ad essere risoluti nella costruzione e ricostruzione dei rapporti, a non credere che tutto sia finito, perdendo la speranza. Purificare il cuore dall’egoismo è quanto chiede il Signore agli sposi cristiani. Riconsacrare il proprio talamo perché l’unione nella carne sia il sacrario della divina Presenza è il suo desiderio. Far fiorire la vita e la gioia, proprio lì dove sembra che la morte abbia avuto la meglio, è il sogno del nostro Dio. Restituiamo al Signore ciò che gli appartiene e così restituiremo alle nostre famiglie la via della gioia e della bellezza.

Impegno

  • Lo zelo nasce dall’amore, è segno di una passione ben radicata. Secondo il Vangelo Gesù è consumato dallo zelo, cioè pronto a donare la sua vita per il Regno. Intende essere fedele alla volontà del Padre, costi quel che costi. I nostri rapporti familiari sono consumati dallo stesso zelo: siamo pronti a donare la vita l’uno per l’altro?
  • Se viviamo con fedeltà il Vangelo, dobbiamo sapere fin d’ora che, oltre alla quotidiana fatica, non riceveremo applausi ma critiche e opposizioni, talvolta anche dure. Siamo pronti a rispondere con fedeltà?

Con i figli

Insegniamo la bellezza e il valore di ogni vita ai figli spesso bombardati da mille attese. Rechiamoci a fare visita ad un ammalato, o ad una casa famiglia o ad un nonno anziano e facciamo capire loro la necessità di dedicare tempo e amore a chi è nel bisogno.




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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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