CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il mio pc è un archivio di santità nascosta

11 Marzo 2015

“Quante volte ho detto: domani. Quando avrò tempo. Appena sarò più libera. Domani è qui, è oggi, è ora”: mi scrive una sposa, raccontandomi un momento di vita ordinario trasformato in una parentesi di grazia coniugale.

Ricevo molte lettere da parte degli sposi, amici che condividono con me le gioie e le fatiche del cammino, il mio computer è un archivio di quella santità nascosta che rende più bella la Chiesa, pilastri che sostengono tutto l’edificio. Con il consenso degli interessati, ho scelto di pubblicare alcune di queste lettere. Sono lettere autentiche, profumate di vita, anche se in alcuni casi preferisco modificare i nomi delle persone e dei luoghi. Come in questo caso.

Caro don Silvio,

la cucina sembra un campo di combattimento. Il lavandino staccato dal muro trova posto accanto all’impolverata credenza. I fornelli, rigirati, fanno compagnia al frigorifero bloccandone l’apertura. Il tavolo ricoperto di mattonelle, scollate con minuzia dal muro nel tentativo di rimetterle al loro posto, quando il paziente intreccio di tubi sarà completato e la calce fresca coprirà come un velo il delicato ricamo.

Avrei mille buone ragioni per passare la serata a lamentarmi: della polvere, del disagio, degli utensili disseminati negli armadi.  Scendo a fare la spesa. Tra poco Alfredo rientra dal lavoro. É uscito alle sette del mattino con la sua scodellina ripiena di farro e lenticchie. Dopo un pranzo veloce a scuola, è andato ad un corso di aggiornamento. Sono le 18:00. Devo almeno fargli trovare un po’ di mozzarella e prosciutto per un panino veloce.

Di colpo, una luce. Perché non trasformare quell’inciampo in un’occasione speciale? Perché non tentare di invertire la rotta dando un taglio diverso alla serata?

Un’intuizione costretta a fare i conti con la stanchezza che come la polvere tenta di depositarsi sul cuore, smorzandone ogni slancio. Vince la luce.

In pochi minuti, lo studio cambia forma: la scrivania, liberata dai libri, dal pc, dagli appunti di lavoro, si tramuta in un tavolo accogliente, curato nei minimi dettagli.

Una candela illumina le portate preferite di Alfredo. Accanto al piatto di porcellana bianca, un piccolo biglietto:

«Potenza, 5 marzo 2015

Un pizzico di impegno e uno sguardo nuovo

possono trasformare una serata storta

in un’occasione speciale.

É il mio augurio per noi.

Buon mesiversario»

Lo stupore nei suoi occhi velati di lacrime, l’abbraccio caldo che fa sparire ogni stanchezza, la mano che stringe ripetutamente la mia per tutta la cena mi dicono che la direzione è quella giusta.

Quante volte ho detto: domani. Quando avrò tempo. Appena sarò più libera.

Domani è qui, è oggi, è ora.

Signore, donami occhi nuovi, capaci di riconoscere le occasioni di grazia disseminate nel mio quotidiano.

 




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