diocesi

Insieme per edificare la comunità ecclesiale

Napoli

di Mariarosaria Petti

Abbiamo intervistato Angelo e Caterina Russo e don Alessandro Mazzoni, responsabili della pastorale familiare della Diocesi di Napoli. Ci hanno raccontato la bellezza dell’amicizia tra laici e presbiteri, testimoniando l’intreccio della vocazione sponsale con quella sacerdotale, entrambe orientate alla edificazione della comunità ecclesiale.

Nel cuore della Campania, affidata alla cura pastorale del cardinale Crescenzio Sepe, si staglia la diocesi di Napoli. Terra bella e difficile, attraversata da contraddizioni e unicità. Una Chiesa locale vastissima, che si articola in 13 decanati, e si compone dei tantissimi Comuni che formano l’hinterland napoletano, fino ad arrivare più a Sud, a Boscotrecase. In questa Chiesa colorata e vivace, abbiamo incontrato Angelo e Caterina Russo, responsabili della pastorale familiare, e don Alessandro Mazzoni, direttore dell’Ufficio diocesano.

Don Alessandro da quanti anni si occupa della pastorale familiare? Cosa significa secondo lei accompagnare la famiglia?
Ho iniziato a occuparmi di pastorale familiare quando ho iniziato il mio ministero di parroco, quasi diciassette anni fa: la comunità parrocchiale alla quale sono stato destinato – e che seguo tuttora – aveva diversi gruppi di spiritualità familiare. Accompagnarli nel proprio cammino di fede è ancora oggi un’esperienza unica, di grande arricchimento umano e spirituale. Qualche anno dopo mi è stato chiesto di seguire la pastorale familiare nel decanato e da circa tre anni collaboro con l’Ufficio Diocesano, di cui sono il direttore da pochi mesi.

Nel vostro servizio alla Chiesa locale ed alla famiglia, sperimentate l’amicizia tra laici e presbiteri. Come raccontereste questo rapporto?
Il contatto con molte famiglie mi ha fatto sperimentare e apprezzare come in modo diverso la vocazione sponsale e quella sacerdotale siano ugualmente orientate alla edificazione della comunità ecclesiale. Inoltre, non nascondo che spesso sono rimasto edificato da tante piccole testimonianza di fede vissuta che ho ricevuto da alcuni sposi e dalle loro famiglie. Penso che la mia vocazione sacerdotale sia stata arricchita dal contatto con sposi e famiglie che prendono sul serio il proprio cammino di fede.
Il mondo laicale è molto ampio e diversificato, anche nella Chiesa: essere a contatto con questo mondo è una continua sollecitazione ad ampliare i propri orizzonti, sia pure con prudenza. Sicuramente la diversità di vocazioni non è un impedimento ad esperienze di amicizia e stima sincera, che si esprimono a tanti livelli, anche a quello della correzione fraterna.

Angelo e Caterina, quale è la preoccupazione maggiore che nutrite come genitori per i figli nati in questo tempo difficile? Cosa chiedete per loro?
Innanzitutto crediamo sia necessario essere genitori responsabili del grande dono fattoci da Dio di poter partecipare alla creazione della vita. Vita che va rispettata, difesa e accompagnata nel suo percorso ricco di gioia ma anche pieno di rischi. Per affrontare tali rischi è necessario innanzitutto credere nell’aiuto di Dio, non perdendo di vista quelli che sono i valori veri, anche a discapito dei falsi idoli che il mondo di oggi ci propone.
Per i figli chiediamo che la Chiesa dia la giusta attenzione alle giovani famiglie, per dare loro strumenti spirituali che offrano maggiore fiducia per testimoniare la presenza di Dio nel loro amore, nel loro rapporto di coppia e quindi di famiglia.

La pastorale familiare della Diocesi di Napoli ha particolarmente a cuore la situazione delle famiglie difficili o irregolari. Quali azioni pastorali avete messo in campo? Quali strade consigliereste di percorrere?
La pastorale familiare della Diocesi di Napoli si occupa già da anni di incontrare periodicamente famiglie difficili o irregolari, con esse l’Ufficio Famiglia e Vita sta intessendo una rete di relazioni proficue per programmare una efficace pastorale per separati, divorziati e risposati.
Le strade da percorrere sono sicuramente l’accoglienza e l’accompagnamento, seguendo l’insegnamento del cardinale Sepe che nell’incontro a loro dedicato nel novembre 2014 disse: «Bisogna accompagnare questi fratelli nel battesimo cercando di essere vicini ad essi».
A tale proposito guardiamo con speranza al Sinodo ordinario dei Vescovi sulla famiglia che potrà darci ulteriori indicazioni.




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