CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

“Solo un po’ di pace. Chiedo troppo?”

20 Aprile 2015

La lettera che oggi condivido con voi è quella di una sposa che affronta gravi difficoltà, una donna chiamata a sopportare tradimenti, umiliazioni e difficoltà economiche. La lettera è un grido che aveva bisogno di una risposta. Trovate anche questa.

Carissimo don Silvio,

è un periodo di forti prove ed ho paura di non riuscire a reggere questo peso, nonostante l’aiuto di Dio.

“Nel bene e nel male accolgo te”: rinnovo ogni giorno la mia promessa nuziale, guardando negli occhi il mio sposo. Non immagini quanta fatica mi costi, perché ogni volta che la ripeto salta fuori qualcosa di nuovo, che mi indurisce il cuore e mi strozza la voce. Prima i debiti per un’attività andata male, poi le scommesse. Tutti duri colpi ricevuti dopo un periodo di bugie e nascondimenti. Continuo a guardare avanti e sperare che un giorno il Signore “lo faccia cadere da cavallo”, come è accaduto a San Paolo.

Mi sono affidata al Signore e dopo un po’ le mie preghiere sono state accolte: sono riuscita a trovare un lavoro e sono grata per questo, perché la situazione economica era diventata insostenibile. Anche se le giornate sono diventate molto più faticose. A casa non ho nessun tipo di collaborazione.

Come se non bastassero già i miei problemi, anche la mia famiglia d’origine non vive una fase serena. Mio padre rischia uno sfratto esecutivo a breve termine se non interveniamo economicamente e non abbiamo le forze per aiutarlo. Le mie sorelle sono in balia delle onde. Mio marito mi chiede di non intromettermi, pensando che sia meglio concentrarmi unicamente sulla mia di famiglia. E così sono costretta a tacere e fare quel poco che posso per i miei genitori a sua insaputa.

Oltre a pregare, davvero non so cosa altro fare. Non so per quanto ancora riuscirò a sopportare tutto questo, sono consapevole che la forza che mi spinge ad andare avanti non è opera mia, ma non capisco cosa mi stia chiedendo il Signore. Non basta che io abbia perdonato settanta volte sette al mio uomo tradimenti e umiliazioni? Cosa devo fare per trovare un po’ di pace? In fondo chiedo solo questo, un po’ di pace. Dimmi, chiedo troppo?

Scusami se ho scritto troppo, ma avevo una grande bisogno di aprirmi. Ho tanta voglia di urlare, gridare così forte da spaccare i vetri. Ma devo soffocare tutto e mi costa molto. Continuo a pregare, sostienimi anche tu.

Ti abbraccio.

Marisa

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Cara Marisa

non chiedi troppo, anzi chiedi ciò che è giusto. Ma la via della vita non sempre cammina per i sentieri della giustizia, anzi quasi mai. Altrimenti non sarebbe stato necessario un Dio vestito di umanità che si è fatto inchiodare alla croce – somma ingiustizia – per annullare con la carità il male che attraversa e inquina la nostra storia. Un Dio che ci invita a non cadere nella sterile rivendicazione della giustizia ma a portare il peso del peccato altrui. Ed è proprio quello che sei chiamata a fare.

La vita di una famiglia si fonda sulla reciprocità, cioè sull’intreccio virtuoso del maschile e del femminile. Dio ha pensato bene le cose. Ma si tratta di una sfida che non sempre trova realizzazione. Se guardiamo all’esperienza concreta, ci accorgiamo che il peso di una famiglia non si divide mai in parti eguali. A volte, uno degli sposi deve portare il 70 o l’80% della fatica comune. Altre volte, è il caso dei separati, anche il 100%. Non tutti accettano questa prospettiva, alcuni si ribellano. Hanno certamente buone ragioni e fanno bene a chiedere al coniuge di partecipare con maggiore responsabilità. Ma vi sono situazioni in cui l’altro non ha questa capacità, non ha raggiunto una sufficiente maturità. In questi casi, meglio portare il peso che aprire un contenzioso quotidiano il cui unico scopo è quello di appesantire ancora di più la vita coniugale e familiare.

È possibile vivere così? Come fare a portare questo peso che, non poche volte, appare umanamente insopportabile? Il segreto è trovare in Gesù Cristo il Maestro e l’Amico, Colui che sazia il nostro bisogno di amore. Se Lui è Tutto, tutto possiamo fare con Lui. Non è semplice ma è l’unica via che io conosco.

Per quanto poi riguarda i tuoi genitori: non puoi disinteressarti perché appartieni a quella storia, devi fare la tua parte. Ma non puoi caricarti di tutto il peso anche perché, non potendo contare sulla piena collaborazione di tuo marito, rischi di crollare anche tu. Non so dire di più ma sono certo che i tuoi catechisti potranno darti suggerimenti più precisi.

Con affetto ti benedico.

Don Silvio




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2 risposte su ““Solo un po’ di pace. Chiedo troppo?””

Caro don Silvio, sono una ragazza di 29 anni e questo articolo mi dà veramente tanti spunti di riflessione.
Io credo nel sacramento del matrimonio e sono razionalmente d’accordo con ogni sua parola, ma com’è faticoso essere credenti… e come è faticoso essere credibili come credenti!!

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