dipendenza da gioco

Lo Stato continua a giocare d’azzardo

gioco d'azzardo

di Daniele Nardi

Il gioco d’azzardo continua ad essere una “comoda cassa” da cui lo Stato può attingere, ma sempre più elevati sono i costi sociali per intervenire sulle patologie correlate alla dipendenza da gioco. Avvenire, insieme ad un gruppo di associazioni, ha lanciato un appello a governo e Parlamento.

Sul gioco d’azzardo si continua a fare cassa, ma si continua anche a perdere, visto che i quattro soldi che arrivano all’erario ne escono subito dopo – e moltiplicati – come costi sociali e interventi sulle patologie correlate con il gioco. Interventi che peraltro si preoccupano delle patologie ma non tengono conto dei danni a breve e lungo periodo che coinvolgono non solo i gioco-dipendenti ma tutte le loro famiglie.
Affascinati dal miraggio delle entrate, al ministero dell’Economia non esitano a dare il via libera all’apertura di nuove sale da gioco e si guardano bene dal lanciare una reprimenda, che almeno sottragga al malaffare la vera torta dei guadagni.

Un gruppo bipartisan di parlamentari, nei mesi scorsi, ha caldeggiato la rapida approvazione della legge sulla prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da azzardo patologico e soprattutto l’introduzione del divieto di pubblicità del gioco. Ma a quanto pare non è bastato a sbloccare la situazione. Ci ha riprovato, all’inizio di aprile, Avvenire insieme ad un gruppo di associazioni (compreso il Forum delle associazioni familiari, che da sempre segue da vicino il tema), richiedendo una scelta di priorità per governo e Parlamento.

In sintesi, l’appello chiede:
1) il divieto di pubblicità all’azzardo in qualunque forma e luogo;
2) il riconoscimento agli enti locali della possibilità di introdurre ulteriori e più forti argini alla presenza e agli orari dell’azzardo nei territori di loro competenza per tutelare la salute dei cittadini e prevenirne impoverimento e sofferenza;
3) che sia lo Stato (e non le lobby del gioco) a farsi seriamente e concretamente carico del problema, riconoscendo e rendendo fruibili i Livelli Essenziali di Assistenza con la presa in carico da parte dei servizi pubblici delle persone affette da Gioco d’azzardo patologico (GAP) e tassando secondo giustizia le aziende dell’azzardo;
4) di introdurre una moratoria per nuovi giochi d’azzardo, ripristinando il tradizionale obiettivo prioritario dello Stato di contenerne il consumo e di ridurre i danni correlati.

Il Paese non può continuare a fare lo struzzo. Deve alzarsi il velo di silenzio imbarazzato sull’azzardo, sul suo giro d’affari e sulle sue conseguenze sociali.
Occorre dire, parlare, allarmare! Il silenzio anche in questo caso è colpevole. A fronte di chi tace, di chi pensa che il fenomeno riguardi altri, c’è chi parla, chi denuncia, chi lancia appelli perché il fenomeno non lasci sul terreno altre vittime che andrebbero ad ingrossare numeri patologici già troppo alti.




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