Luigi e Zelia Martin

Amo i Martin come la mia famiglia

Padre Olivier Ruffray

di Giovanna Abbagnara

Dialogo esclusivo con padre Olivier Ruffray, rettore del Santuario di Lisieux dal 2012. A Lisieux, i Martin vivranno una nuova stagione della loro storia familiare: l’assenza di Zelia e la malattia del Luigi. È qui che matura la vocazione di Teresa.

Da parroco di una piccola comunità a rettore di uno dei Santuari più visitati al mondo: è la storia di padre Olivier Ruffray che da sacerdote della parrocchia di Notre-Dame de l’Estuaire a Honfleur, Comune di 9.000 abitanti che costeggia la Senna, è diventato nel 2012 rettore del Santuario di Lisieux. Un incarico conferito da mons. Boulanger, vescovo della diocesi di Bayeux-Lisieux, e che molti attendevano con ansia. «Il 3 dicembre il vescovo mi ha informato della nomina, giorno della festa di San Francesco Saverio, patrono dei missionari insieme a Santa Teresa. Un segno per me» racconta padre Ruffray.

Accolti nel suo ufficio, abbiamo ascoltato le riflessioni di uno dei “protagonisti” del primo numero della rivista Famiglia Martin, uno degli attori coinvolti nell’opera promossa per mettere in luce la santità di Luigi e Zelia.

In che modo il ministero che oggi svolge a Lisieux ha arricchito la conoscenza della spiritualità teresiana?

Sono cresciuto a Lisieux, mio nonno ha lavorato nello stesso Santuario di cui oggi sono rettore. Ho avuto la fortuna di conoscere Teresa molto presto, di apprezzare la sua spiritualità leggendo i suoi scritti e la sua biografia. Inoltre, ho vissuto nei luoghi che Teresa stessa frequentava, respirando l’aria di ambienti ancora impregnati della sua presenza.

Nonostante questo vissuto, una volta arrivato a Lisieux, in occasione del mio ingresso come rettore del Santuario (6 ottobre del 2013) avevo come l’impressione di non conoscere più nulla di Teresa e di non sapere più niente di questa storia santa che avevo appreso durante l’infanzia e l’adolescenza, e che mi aveva guidato fino a quel momento.

Santa Teresa ha scritto talmente tanto, donando i segreti della sua “piccola dottrina”, che mi dicevo che non sarei mai riuscito a scoprirla nell’intimità per poi diffonderne al meglio il messaggio. Neofita in materia, Teresa mi ha preso per mano e mi ha fatto scoprire, giorno dopo giorno, l’unico elemento necessario per entrare nel cuore stesso della sua esperienza spirituale, illustrandomi la preghiera di Gesù nel Vangelo: «Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25).

In questi anni avrà incrociato e incontrato il volto di tanti pellegrini. Tantissime storie diverse attraversate dalla santità di Teresa. Ne ricorda qualcuna in particolare?

Ogni storia è unica e ogni storia è santa perché Dio è presente nel cuore di queste storie. Per questa ragione, ogni persona è importante e tutto quello che fa nella sua vita ha valore agli occhi di Dio. Come preti a Lisieux, noi passiamo molto tempo ad accogliere i pellegrini, ad ascoltarli, a pregare con loro e per loro.

Ogni incontro è sempre un momento di grazia, un regalo che il Signore ci dona, poiché ci rende testimoni privilegiati come preti delle meraviglie che compie nel cuore degli uomini. Ricordo, in particolare, un giovane adolescente, dalle spalle troppo fragili per portare il peso immenso della croce della sua famiglia. E poi tanti altri, alcuni giovani ed altri meno.

Continua a leggere l’intervista acquistando una copia di Famiglia Martin o abbonandoti alla rivista di spiritualità coniugale e familiare dedicata ai Beati genitori di Santa Teresa di Lisieux. www.famigliamartin.it




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