unioni civili

Cirinnà, un punto a favore del popolo del 20 giugno

20 giugno 2015

Il ddl Cirinnà sulle unioni civili riceve una brusca battuta d’arresto dal Parlamento. Non c’è di fatto una maggioranza coesa a favore di questa legge e viene indirizzata verso un binario morto. Tra le ire e le minacce di qualche senatore militante tra le file delle lobby omosessuali, tiriamo un sospiro di sollievo senza dimenticare che è solo una piccola vittoria.

Oggi segniamo un punto importante nella grande e spesso sommessa battaglia a favore della famiglia: il ddl Cirinnà con cui si volevano introdurre in Italia le unioni civili ed equiparare la famiglia naturale, tutelata dall’art. 29 della Costituzione a qualsiasi forma sociale di unione, non è stato calendarizzato tra le priorità del governo nei prossimi mesi. Slitta la data del 15 ottobre tanto attesa dalle lobby LGBT e auspicata anche da Matteo Renzi. Se ne riparlerà nel 2016.

Soltanto due sere fa mi trovavo a confrontarmi con un mio caro amico con cui da sempre abbiamo condiviso non solo le battaglie culturali ma soprattutto la legittima preoccupazione come genitori per una cultura che sta anestetizzando le coscienze. Una strategia subdola e intelligente che giorno per giorno arruola nel suo esercito sempre più soldati in nome di una apparente tolleranza che sta minando alla base i fondamenti antropologici ed etici del vivere civile.

C’eravamo anche noi di Punto Famiglia il 20 giugno a piazza san Giovanni a Roma, eravamo lì, oltre un milione di persone, per far sentire la nostra voce. Non solo. È da anni che tra le pagine della nostra rivista non solo denunciamo questa deriva ma proponiamo riflessioni, storie di famiglie ordinarie che smascherano questa cultura e che fanno emergere la bellezza del matrimonio fondato su un uomo e una donna.  

Al mio amico, scoraggiato e a tratti deluso anche da alcune lentezze in ambito ecclesiale su questi temi, vorrei dire questa mattina: “Caro Paolo non abbiamo ancora vinto. Questa è solo una battuta d’arresto. La strada è ancora in salita ma noi non accetteremo mai che i nostri figli siano fatti oggetto di compravendita, che le donne in difficoltà economiche siano utilizzate per realizzare capricci dei potenti del momento. Tu mi hai detto quella sera che io non voglio rendermi conto che siamo diventati il popolo dei perdenti, questa mattina ti ripeto ciò che ti ho già detto: condivido le tue preoccupazioni ma non la tua rassegnazione. E questa piccola vittoria getta una luce importante sul nostro cammino. Sicuri che il primo e più importante impegno non passa per le aule parlamentari ma per la coscienza della gente, so che ci sei anche tu insieme a noi a condividere questa responsabilità, innanzitutto per i nostri figli!”.

Giovanna Abbagnara




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