CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Genitori e figli sulla via dell’amore

9 Novembre 2015

genitori educazione

È il mestiere più antico del mondo e in definitiva anche il più difficile. Spesso non ci sono traguardi da raggiungere, i risultati non si vedono subito e sicuramente non c’è un orario al di là del quale si può dire di aver fatto il proprio dovere. Nel compito educativo di un genitore la scommessa è amare oltre il proprio limite.

Cara Marisa,

Se Giampiero è il tuo Leonio, come tu ami dire, allora puoi stare tranquilla perché Leonia (figlia di Luigi e Zelia Martin), che pure ha penato non poco, ha trovato la via della gioia e della santità.

La vostra preoccupazione educativa è segno di responsabilità, verificare con attenzione i comportamenti e cercare di comprenderne le cause – come voi fate – mostra che seguite con premura il cammino dei vostri figli. Di più non si può fare. I figli godono di una fondamentale libertà che esercitano fin dalla prima infanzia e li porta a sviluppare un carattere, attitudini e comportamenti segnati da una crescente autonomia. Il contesto familiare sicuramente influisce, i rimproveri che Giampiero riceve a causa della sua esuberanza determinano in lui un ulteriore irrigidimento, mostra così di avere un carattere forte che sfida la critica a viso aperto. Ricorda, però, che dietro ogni atteggiamento forte si nasconde una inconfessata debolezza. Avviene così anche per i grandi.

Ogni figlio ha una sua personalità fatta di luci ed ombre. “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”, scrive Paolo (Rom 8,28). Dio si serve di tutto per il bene. Prima di essere il santo che conosciamo, Francesco di Assisi era il leader della gioventù, aveva ambizioni di gloria. Per piegarlo Dio ha dovuto faticare non poco. Prima la prigionia e poi la malattia. Ma quel carattere forte e gioviale è riemerso in tutta la sua vitalità, questa volta però è stato messo al servizio di un progetto ben più grande. Il futuro di Giampiero è certamente nelle mani di Dio ma dipenderà anche dalle sue scelte.

E voi? ecco il dramma della genitorialità: dovete far tutto sapendo che non potete far nulla perché le scelte più importanti si giocano nel fondo della coscienza. Educare vuol dire accompagnare con la testimonianza della vita e la parola, creare le condizioni per una crescita serena e ricca di valori sani, incoraggiare e sostenere i figli nei passaggi della vita. Vuol dire, infine, patire per loro, portando il peso dei loro no.

Da quel che mi racconti, vedo che siete genitori attenti. Non ho ben capito cosa vuoi dire quando chiedi se devi sempre giustificarli. Mi permetto di dire la mia su un’altra questione educativa. I figli devono essere rimproverati perché altrimenti non imparano a distinguere il confine tra male e bene, tra quello che costruisce e quello che distrugge (nel caso dei bambini questo paragone forse è più comprensibile per loro). Ma nello stesso tempo – e con più forza – devono sentire l’amore e la fiducia dei genitori. Una fiducia che non si misura sugli errori che i figli commettono. Una cosa è il castigo, altra cosa è far mancare la fiducia. Il castigo è una forma pedagogica, la fiducia è il cuore della proposta educativa. La fiducia favorisce un rapporto di lealtà tra genitori e figli. La scommessa educativa consiste nel servirsi più della fiducia che del castigo. Ma è un cammino da fare insieme, figli e genitori. Sono cose che s’imparano strada facendo.

Ogni sera segnate i vostri figli con il segno della croce, chiedete di baciare il crocifisso prima di andare a letto, spiegate loro che possiamo vincere il male grazie all’amore di Gesù. Quando entrate in una chiesa segnatevi e segnateli con l’acqua lustrale (cioè l’acqua battesimale). Ma soprattutto amateli, secondo la misura che ha testimoniato Gesù: “Li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Ha amato tutti e ciascuno. Anche Giuda. La preoccupazione educativa genera una più ardente preghiera perché impariamo a consegnare a Dio ogni nostro affanno. In Lui trovate pace e gioia.

Don Silvio




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