CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Cara, come Zelia, chiedi anche tu la grazia di avere molti figli!

14 Dicembre 2015

(Foto: 10 FACE - Shutterstock.com)

(Foto: 10 FACE - Shutterstock.com)

Dovremmo suonare le campane a festa ogni volta che si accende la scintilla di una nuova vita, perché accogliere un bambino è come far entrare Gesù nella propria casa: “Chi accoglie un bambino, accoglie me”.

Cara Francesca,

ogni volta che si accende la scintilla della vita dovremmo suonare le campane a festa per dare a tutti la lieta notizia, ogni bambino è una lieta notizia, è segno dell’amore, è ponte di speranza. Lo è anche nella tua vita, cara Francesca, questa nuova creatura ti offre la possibilità di vivere una nuova maternità, oggi sei più matura rispetto al passato e puoi donare più amore. La bambina chiede spazio, ha bisogno di attenzioni e quindi sollecita gli altri figli a crescere in responsabilità. Non è tutto così roseo, difficoltà ce ne sono e ce ne saranno sempre. Più figli vuol dire avere più impegni e una minore libertà di movimento. Ma i vantaggi spirituali sono assai più numerosi delle incombenze. E poi, accogliere una vita vuol dire far entrare Gesù nella propria casa: “Chi accoglie un bambino, accoglie me”. È sempre una grazia.

Affida a Luigi e Zelia questa nuova vita, loro hanno accolto con gioia ogni figlio, nonostante le trepidazioni e le sofferenze. Le lettere di Zelia sono piene di riferimenti a questo riguardo, i figli occupano molte pagine, senza dubbio le più belle ed importanti. Una frase sintetizza bene l’atteggiamento interiore di Zelia: “Non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità e non l’abbiamo mai trovata se non in loro. Insomma, tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso. Per me era il grande compenso, perciò desideravo di averne molti, per allevarli per il Cielo”. Zelia scrive queste parole alla figlia Paolina nel marzo 1877, questa lettera è una specie di testamento perché ella sa di essere malata, morirà cinque mesi dopo. Chiedi anche tu la grazia di avere molti figli e di “allevarli per il Cielo”, cioè di educarli alla fede perché imparino a orientare a Dio il loro cuore coltivando il desiderio dell’eterna beatitudine.

Ti lascio con questi pensieri, cara amica. E con l’assicurazione del mio affetto e della mia preghiera. Uniti in Gesù.




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