CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

Il telefono squilla: c’è da salvare una vita, anzi due…

8 Febbraio 2016

colooquio per la vita

Una telefonata improvvisa. La necessità di rispondere e di mettere da parte ogni impegno. In questa lettera una mamma scrive a don Silvio per raccontare l’esperienza di un colloquio per la vita.

Caro don Silvio,

quale grande grazia abbiamo ricevuto come Fraternità di Emmaus! Dio ci chiama ad essere suoi collaboratori. Ci chiama ad aiutarlo a dare la vita, a comunicare la speranza. Se avessimo questa coscienza, se potessimo vivere ogni attimo in nome di questa chiamata, dovremmo consumarci senza sosta, ardere come fiaccole nella notte della solitudine di tanti fratelli, ancora di più di quanto già facciamo. La vita ci riserva degli imprevisti? No. Dio ci chiede una risposta al suo amore per noi: ecco la verità.

Ieri mattina tra le tante telefonate, un numero che non conoscevo. Pensavo a qualche giornalista per la Conferenza Stampa di venerdì e invece era una ragazza con una voce sottile che chiedeva aiuto per una sua amica che aveva deciso di abortire. Entrambe fanno il percorso nella Gioventù francescana. L’ho ascoltata a lungo promettendola di aiutarla. Ho parlato con Anna che si occupa dei colloqui per la vita. Pensavo che il mio compito fosse esaurito. Marisa invece, la ragazza della telefonata, mi richiama varie volte durante la giornata. Era necessario intervenire subito. Non c’era tempo da perdere. Venerdì Annalisa, la ragazza incinta, sarebbe andata da un ginecologo abortista. Ci diamo appuntamento alle 21.30 di ieri sera.

Ero stata tutta la giornata in redazione. Le cose da fare erano tantissime. La stanchezza sovrana. Non stavo già dando tutto? Umanamente pensiamo spesso di essere a posto e anestetizziamo le nostre coscienze. Proprio quando si pensa di aver fatto tutto quanto era possibile, Dio ti chiama a condividere un’ultima goccia del calice. E così, corona del rosario alla mano, Ave Maria sgranate tra una marcia e l’altra giungo all’appuntamento. Chiedo ad Anna di raggiungermi. E comincia un lungo colloquio tra le lacrime, abbracci, durezze, sguardi. Amare la donna che ti sta di fronte, prestare la tua voce al figlio nel suo grembo perché lei lo ascolti, lo riconosca, lo senta. Una verità gridata con dolcezza e misericordia. Una verità detta da madre.

Ci siamo lasciate con il cuore in tumulto e uno spiraglio di speranza. La ragazza mi dice: “Domani mi chiami?”. È uscita dalla sua solitudine, tende una mano. Grazie Signore. È passata la mezzanotte quando torno a casa. Devo ancora preparare gli articoli di domani per il sito e il comunicato. Non ho altre parole, se non quelle della preghiera. A Lui affido tutto. So che mi manda queste luci nella mia vita perché possano convertire il mio cuore.

Maria, Aurora del nuovo giorno, prega per noi.

Giovanna

 

Cara Giovanna,

ti ringrazio per questo frammento di vita, che riempie di gioia questi giorni pieni di tante altre preoccupazioni. È davvero un raggio di luce. Ti ringrazio per questa carità eroica che non si ferma dinanzi alla stanchezza e che non si chiude nella retorica del rispetto. Sei andata con il coraggio degli umili perché hai rispetto di quella creatura che già vive nel grembo della madre; hai rispetto della madre che ha paura e rischia di fare scelte di cui poi si pentirà; e hai timore di Dio, di quel Dio che non chiude gli occhi dinanzi al male ed è pronto a tutto pur di liberare l’uomo dal male. È pronto anche a lasciarsi crocifiggere. Sei andata e hai seminato parole di vita. Non temere, porteranno frutto.

Quanti volontari, come te, prestano la voce al bambino, ancora troppo piccolo per parlare. E troppo nascosto per farsi vedere e commuovere. Nessuno ricorda questi volontari, militi ignoti di una battaglia mai vinta del tutto eppure mai definitivamente persa fino a quando ci sarà qualcuno capace di dire ad una mamma in difficoltà: “Non ti preoccupare, ci sono io, ci siamo noi”. Benedico questo tuo coraggio e ti invito a pregare perché tanti altri siano pronti a sottoscrivere un patto per la vita. È questa la Carta del coraggio che tutti dovrebbero firmare.

Don Silvio




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