La forza dell’amore

Lei, affetta dal Morbo di Alzheimer, lui lascia tutto per starle accanto

malattia genitore

(Foto: © Arman Zhenikeyev - Shutterstock.com)

di Giovanna Abbagnara

Il matrimonio si costruisce giorno per giorno e con fatica. La storia di Giuliano e Marisa Quendolo è l’esempio di un amore che resiste e si rafforza nel crogiulo della sofferenza.

Mamma ma tu sei felice?” ha chiesto un giorno Adriana a sua madre Marisa, affetta dal Morbo di Alzheimer, ed ella, alzando per un attimo lo sguardo verso suo marito Giuliano, la guardò profondamente negli occhi e fece un cenno di assenso con la testa. Sì, era felice, non certo per la malattia che la stava lentamente consumando e progressivamente immobilizzando ma per la sua famiglia: un marito e due figlie che non la lasciavano mai sola, che le erano continuamente vicino.
Una storia semplicissima quella della famiglia Quendolo, normale direi, e proprio per questa straordinaria. Troppo spesso queste esperienze rimangono nascoste. Ogni tanto è necessario sollevare il velo che copre il fiume d’amore che scorre silenzioso tra le pieghe della nostra storia. I riflettori dei media sono puntati sempre e solo sulle violenze nelle mura domestiche, sulle divisioni, sulle tragedie. Ci sono però famiglie che resistono, alle difficoltà, alle malattie, ai tracolli economici. Sono le famiglie normali, dove si fanno anche scelte controcorrente, spinti dall’unico desiderio di cercare il bene dell’altro.
Così ha fatto Giuliano. Il 31 dicembre del 1992 ha chiuso il suo studio ben avviato di architettura al centro di Udine, e all’età di 62 anni con la minima è andato in pensione per restare accanto a sua moglie Marisa. Gli amici pensavano che voleva dedicarsi ai suoi innumerevoli interessi, Giuliano invece per diciassette anni si è preso cura della moglie con una dedizione straordinaria.
I miei genitori hanno vissuto un grande amore” mi dice la figlia Adriana “mio padre è un uomo di scienza, di arte e di grandi valori, amava il suo lavoro, tuttavia non ci ha pensato due volte a lasciarlo per prendersi cura personalmente della mamma.  Quando la malattia iniziava a rallentare tutti i meccanismi motori, non ha mai voluto che fosse ricoverata in qualche struttura”.
La donna che amava, la madre delle sue figlie, la moglie che al pomeriggio dopo il suo lavoro a scuola, lo accompagnava sui cantieri perché Giuliano non aveva mai preso la patente, e lo aspettava con pazienza correggendo in macchina i compiti dei suoi alunni, in quel momento aveva bisogno di lei. E lui c’era. “Dopo la prima reazione di puro terrore alla notizia della diagnosi, abbiamo vissuto la sofferenza della mamma con tanta normalità” continua Adriana “stare accanto a lei era meraviglioso, era di una dolcezza e di una bellezza disarmante, mai violenta. Accanto a lei abbiamo imparato che la malattia può devastare il meccanismo cellulare del cervello ma non intacca la bellezza dell’essere umano, non annienta la persona. La mamma anche quando non poteva più parlare si relazionava con noi con il cuore, con la pelle con il respiro, lasciandoci una lezione di grandissima dignità”.
Diciassette anni di gesti, di attenzioni, di pensieri, di parole taciute silenziose tra le tante gridate nelle aule di Tribunali durante le cause di separazione. Parole da ascoltare in silenzio. Perché il bene non fa rumore. Quasi mai.




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3 risposte su “Lei, affetta dal Morbo di Alzheimer, lui lascia tutto per starle accanto”

Semplicemente meraviglioso nella sua straordinaria normalità. È il miracolo dell’amore che rende possibile ogni cosa e stupendamente magica la vita.

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