CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

“Non posso accettare che si vieti a mia figlia di vivere la sua età”

7 Marzo 2016

educazione

“Non posso accettare che si vieti ai bambini di essere piccoli, che si entri nella loro testa cercando di plasmarla, che gli si vieti di sognare, che gli si spieghino cose anzitempo”: una mamma scrive a don Silvio esprimendo il suo desiderio di impegnarsi “Per quella carità culturale di cui il mondo oggi ha tanto bisogno”.

Caro don Silvio,

sono mesi che seguo con attenzione il dibattito mediatico che si è aperto circa la questione della cosiddetta teoria Gender. Come per ogni questione mediatica ho cercato di non prendere tutto sul serio, di documentarmi attingendo a fonti veritiere e fondate, cercando voci autorevoli e pareri di un certo spessore culturale. Mi sono documentata e continuo a farlo e quello che percepisco mi piace sempre meno.

Mi sono anche subito confrontata con le maestre e con la titolare della scuola che frequenta mia figlia cercando di consolidare ancora di più quel dialogo tra genitori e insegnanti che mi sembra fondamentale per l’educazione dei bambini e che non può ridursi all’incontro scuola – famiglia, soprattutto in una fase importante come quella dell’infanzia nella quale i piccoli assorbono come spugne tutto quello che il mondo propone loro, nel bene e purtroppo anche nel male. La scuola di Marta fortunatamente non presenta derive di tipo ideologico e potrei dunque dormire sogni tranquilli. Mi chiedo però: fino a quando potrò scegliere, fino a quando sarò capace di tenerla in un contesto così ovattato e sano?

Quando tu, caro don Silvio, ci hai rivolto l’invito a prendere parte a questo gruppo, io mi sono detta che non avrei avuto tempo sufficiente da dedicarvi. Nei dieci giorni successivi si sono presentati davanti agli occhi innumerevoli esempi di ideologie gender che mi hanno turbata profondamente: una campagna pubblicitaria in onda su Sky che utilizza bimbi piccoli per la diffusione dell’educazione all’affettività fin dalla tenera età, un programma radiofonico nel quale uno psicologo, afferma che l’educazione all’affettività è la strada per combattere l’omofobia, un programma in onda su Realtime che il mio cuore di mamma non osa commentare perché fa troppo bruciare di dolore, una campagna pubblicitaria che innalza modelli, maschi, che sfido chiunque e riconoscere come tali, truccati, vestiti, meglio di una donna, fino ad arrivare alle emoticon che spopolano sui nostri cellulari. 

E allora la coscienza non riesce a tacere, non riesco a dormire tranquillamente: no, perché non posso accettare che si vieti ai bambini di essere piccoli, che si entri nella loro testa cercando di plasmarla,  che gli si vieti di sognare, che gli si spieghino cose anzitempo! Che si sciupi il valore più bello e più sacro che abbiamo ricevuto: il dono dell’Amore nella sua accezione più grande,  quello dell’ amore per sé stessi e per la vita ricevuta! Eh già, questo è il problema, stiamo dimenticando che la vita è un dono prezioso che ci viene affidato e del quale un giorno dovremo tutti rendere conto!

Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa. Lo percepivo chiaramente quando mi preparavo insieme al mio sposo al matrimonio;  e lo percepisco in maniera ancora più chiara oggi con Marta, perché ogni giorno guardandola sento forte la responsabilità per la sua vita e per la crescita. E credo che la vera emergenza sia soprattutto quella genitoriale: mamme e papà sono sempre più disattenti ai loro figli, sottovalutano i problemi e soprattutto non pongono attenzione a quello che il contesto sociale impone ai loro figli. Dinanzi a tutto questo ho pensato di portare fattivamente un contributo per dare contenuti fondati e permettere così ai genitori di esercitare con maggiore consapevolezza il loro compito educativo. Non so se e cosa sarò capace di fare ma non voglio, non posso stare a guardare.

Tutta questa tribolazione del cuore la affido a Maria, nostra madre, Lei che più di ogni altro sa quanto il cuore di una madre può soffrire per amore di suo Figlio! Un saluto a te e a tutti gli altri amici della Rete.

Mena

 

Buongiorno Mena,

ho letto con gioia la tua comunicazione e ringrazio il buon Dio per la disponibilità che hai manifestato. La tua decisa e ponderata reazione mi fa pensare che la minaccia ideologica, che oggi domina il mondo culturale e mediatico, avrà un effetto positivo, quello di far emergere tanti cristiani timidi e poco preoccupati di quello che avviene nella società. Dinanzi al diluvio ideologico molti capiranno che è da stupidi rimanere in silenzio e cominceranno ad alzare la testa e … la voce. Settant’anni fa la guerra devastava ogni cosa, lasciava ovunque macerie, senza contare i 45 milioni di morti. Eppure, da quella guerra è sorto il desiderio di costruire un mondo nuovo. Chissà che non capiti lo stesso …

È vero, tu fai un cammino di fede e sei stata educata a cercare la verità, hai ricevuto una fede che non si accontentava di accendere ceri devoti ma cercava di far risplendere la verità, una fede umile e combattiva. Molti altri cristiani, che pure sono buoni, non hanno maturato la stessa coscienza di fede e quindi non sono pronti a combattere la buona battaglia. Ma confido nella grazia di Dio che certo non manca.

In ogni stagione della storia il Padre celeste suscita apostoli e testimoni per rispondere alle varie emergenze. Nel passato l’impegno era soprattutto di tipo caritativo, era necessario riscattare tanta parte dell’umanità dalla miseria. Quanto lavoro è stato fatto e quanto impegno ancora oggi. Ma un’altra emergenza si affaccia all’orizzonte ed è quella educativa. E tu fai bene a chiamarla con questo nome. Benedetto XVI lo aveva intuito quando nel 2008 scriveva una lettera in cui invitava tutti gli educatori a non arrendersi dinanzi alle difficoltà e chiedeva loro di dedicare tempo, energie e competenze per accompagnare le nuove generazioni.

Ti ringrazio per la disponibilità e ti auguro di scrivere nuove e belle pagine di quella carità culturale di cui oggi il mondo ha fortemente bisogno. In Cristo, Luce del mondo.

Don Silvio




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