Eutanasia

La scienza non sa spiegare ciò che avviene in quella casa…

mamma

di Ida Giangrande

Abbandonato nel 2011, dopo la crisi di governo, il dibattito sull’eutanasia torna in Parlamento. C’è da aspettarsi la stessa logica di compromesso per le unioni civili. Stavolta però le conseguenze saranno devastanti.

Un documentario dell’“Euthanasia Prevention Coalition”, un blog che raccoglie storie ed appelli per questa sconcertante pratica, riporta la situazione belga a 14 anni dall’approvazione della legge. Quando il Belgio nel 2002 approvò la norma l’eutanasia era permessa solo in “casi estremi” di morte imminente. Ora la pratica è estesa anche ai bambini. E nel 2012, l’Istituto europeo di bioetica dichiarò che «l’eutanasia è diventata gradualmente un atto normale e ordinario». Di seguito riportiamo una storia, così come nel nostro stile vogliamo affermare che la vita è un bene supremo, che non esistono motivazioni valide al suo spegnimento,  che non ci sono omicidi giusti ed altri punibili come reati, ma che nessuno ha il diritto di ergersi a Creatore.

Circa undici anni fa bussa alla porta di una delle case d’accoglienza di un paese vicino al mio, una bambina: bellissima, occhi azzurro cielo, capelli neri come l’ebano, gote paffute e luminose, a guardarla bene sembra l’incarnazione di Biancaneve. Era stata abbandonata dai suoi genitori molto probabilmente dopo aver appreso che era affetta da una malattia molto grave. Nella tenerezza della sua età appariva una bambina normale, in realtà il suo cervello non si era mai formato. “Anancefalia” questa la diagnosi dei medici e poche le speranza che quella creature superasse l’anno di vita. Con tutte le difficoltà che l’accoglienza di una bimba, come lei poteva comportare, Delfina e Gaetano, i custodi della casa d’accoglienza, decidono di affrontare l’esperienza e prendono la piccola con loro. Francesca (nome di fantasia), non controlla la voce, il pianto, non conosce differenza tra giorno e notte e i primi tempi di convivenza si risolvono in un ritmo di vita convulso dove il riposo è sempre il grande assente. Di fronte a lei il cuore si gonfia di dolore e umanamente ci si chiede perché? Perché Francesca non potrà mai vedere il cielo, perché non potremo mai vederla correre con gli altri bimbi e giocare e cantare come fanno tutti gli altri? Che senso può mai avere una persona come lei, destinata a crescere sulla sedia a rotelle, a portare il pannolino per tutta la vita, bisognosa di tutto, senza alcuna speranza? I dottori che la tengono in cura, dicono a Delfina che Francesca non sente nulla, non ha alcuna percezione di ciò che le gira intorno, non avverte calore, nè gioia, vive in un mondo dove nulla ha colore, quasi l’anticamera della morte, la quintessenza del nulla. Eppure quando lei cade in preda ad una delle sue crisi, Delfina le parla come ad uno dei suoi figli, le canta una ninna nanna come solo una madre può fare, la accoglie teneramente tra le braccia e, come per magia, Francesca si calma. I dottori della scienza sorridono facendo spallucce di fronte a queste osservazioni di Delfina, dicono che è clinicamente impossibile che la bambina abbia delle reazioni! Francesca è un corpo morto con un cuore che purtroppo batte ancora. Ma il tempo passa, inesorabile e lento, il lavoro intorno a Francesca è infaticabile, più il suo corpo cresce, più ha bisogno di sforzi fisici e strumenti adeguati per il suo sostentamento. Sistematicamente infermieri e dottori vanno a trovarla e quando la trovano ancora viva sembrano quasi stupirsi. L’ora del trapasso doveva essere vicina, è invece trascorrono i giorni e con essi le settimane e poi i mesi ma Francesca è viva. Quando sente la voce di Delfina si calma, in alcune occasioni sembra addirittura muovere gli occhi alla sua ricerca. È impossibile continuano ad affermare i medici, eppure a distanza di cinque anni, anche le loro ferree convinzioni cominciano a tentennare. Come può un corpo senza cervello vivere per così tanto tempo? Di cosa si nutre un’esistenza come quella di Francesca? Queste le domande che alcuni dei suoi tutori scientifici cominciano a farsi e molti la trovano un “caso” strano e interessante da studiare. Chiedono dunque il permesso di portarla in un ospedale dove avrebbero potuto osservarla con occhio clinico, ma Delfina e Gaetano vi si oppongono con tutte le forze. Francesca è una persona, non una cavia da laboratorio. Ha bisogno d’amore, non di essere osservata e catalogata come un fenomeno da baraccone. I dottori sono costretti ad alzare le mani, mentre a corto di parole, osservano disarmati la tenerezza del rapporto filiale che lega Delfina a Francesca. Lei non è sua madre, eppure la bambina la cerca come se in Delfina percepisse il calore protettivo del grembo materno. È davvero così, si chiedono? Posso sentire il mormorio dell’amore anche se non ho un cervello? La scienza studia, approfondisce, cataloga e crede così di avere in pugno il mistero delle dinamiche di fondo di una vita, ma come può la scienza con tutti i suoi brillanti ricercatori indagare il bagaglio della animo umano? Come può la scienza studiare il mondo interiore di Francesca, scandagliare il suo universo, il suo bisogno d’amore? La vita è un mistero sfuggente che talvolta si rivela attraverso persone come Francesca, invisibili per questa società, eppure vive. La vita passa attraverso la salute, ma spesso si esprime anche per mezzo della malattia, e mostra così che non basta essere normali per vivere. Ci saranno sempre domande insolute, confini insormontabili che la scienza non riuscirà a varcare perché l’esistenza umana è una sfinge dagli occhi di ghiaccio, non la si può intrappolare in un prototipo, né la si può interamente spiegare in un libro.  Ogni persona è una parola di Dio per l’umanità, ogni persona ha in custodia una dignità speciale fatta solo parzialmente di salute e corporeità.  Le persone come Francesca ci consentono di guardare oltre, di indagare quello spazio dove il finito si incontra con l’infinito, dove la relazione non ha bisogno di parole ma si esprime attraverso i sensi, dove la creature umana si rivela in tutta la sua pienezza,  libera finanche del proprio corpo. Fino a quando sarà dato a Francesca di vivere è un mistero per tutti, noi sappiamo solo che lei è una realtà, come tutte le altre bambine della sua età ha bisogno d’essere accudita e soprattutto amata. Sappiamo che l’amore da cui è circondata le consente di andare avanti, di superare le crisi e con obbedienza riconosciamo d’essere creature e ci rimettiamo alla volontà del Creatore.




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