Vivere la Domenica

La domenica non può essere un giorno come un altro!

centro commerciale

di Peppe Iannicelli

Cosa è diventata oggi la domenica? Una giornata come le altre nella quale fare più o meno le stesse cose degli altri giorni. Si ci alza tardissimo, il giovanotto di casa rientra all’alba, il profumo del ragù, della pasta e dei dolci fatti in casa non invade più le nostre case.

Le ricordo le mie domeniche da bambino. Mi svegliavano un profumo ed un rumore che non ho più dimenticato. Nonna Teresa e mamma Gioconda stavano preparando la pasta fatta in casa. Il piano di lavoro ticchettava dolcemente contro il muro, mentre il ragù ribolliva nella pentola odorosissima. La golosa tentazione di tuffarci una fetta di pane veniva brutalmente stroncata.

La Santa Messa incombeva e chi voleva comunicarsi doveva restare digiuno almeno un’ora prima. Partecipavo alla celebrazione dei bambini e mi piaceva molto cantare con gli altri  ragazzini dell’Oratorio Salesiano. Poi era tempo di giocare a pallone per sfide che mettevano a serio rischio i vestiti e le scarpe buone della Domenica. L’ora di pranzo era una festa. Il ragù, salvato dalle insidie golose, colorava di rosso fusilli e gnocchi; nella teglia pollo e patate con contorno di melanzane e non mancava mai una fetta di torta fatta in casa quella con la glassa ed i diavoletti. A tavola eravamo una tribù di nonni, zii, cuginetti.

Un caos indescrivibile ma pieno d’affetto e solidarietà. Certo si alzava la voce e si litigava perché non c’erano televisioni, cellulari e computer ad ipnotizzarci. Il torpore post-prandiale era graffiato dal gracidio della radiolina a transistor dalla quale attendevamo notizie calcistiche sperando di aver azzeccato il tredici. Speranza mai realizzata. Erano invece certi il ripasso dei compiti per il lunedì, la visita a qualche altro parente, lo sceneggiato televisivo sulla rete nazionale. Si andava a dormire presto e felici. Avevamo trascorso una giornata diversa.

Mi rendo conto di aver descritto una sorta di domenica del villaggio, ma vi assicuro che le cose andavano proprio così da qualche anno. Erano domeniche popolari di sughi, visite e chiacchiere, di zii e cugini. Cosa è invece diventata oggi la domenica? È diventata una giornata qualsiasi. Una giornata come le altre nella quale fare più o meno le stesse cose degli altri giorni. Si ci alza tardissimo o non si ci alza proprio. Sono tante le famiglie nelle quali il giovanotto di casa rientra all’alba e resta intontito da discoteca, alcool o peggio per tutto il giorno, nonostante i vani tentativi di buttarlo giù da letto, sempre più radi e meno convinti. Il profumo del ragù, della pasta e dei dolci fatti in casa non invade più le stanze; non c’è tempo da dedicare alla preparazione del pranzo. Meglio un precotto da infilare nel forno a microonde ché si fa più in fretta. Zii e cugini sono estinti per lo sboom demografico ed una sempre minore tolleranza reciproca. Le partite calcistiche non sono più un rito pomeridiano ma una melassa insapore spalmata dal venerdì pomeriggio al lunedì sera. Della schedina si sono perse le tracce, mentre impazzano le sale scommesse e le puntate on line.  Non si fanno più visite a nonni ed altri parenti; al massimo si condivide un post su facebook. E tanti sono costretti a lavorare. Negozi e centri commerciali devono sempre restare aperti…. se ogni giorno è una domenica da spendere volete che proprio nella domenica vera le vetrine restino chiuse? Le commesse sono delle vere e proprie schiave di questa deriva mercantile, condannate a lavorate in non luoghi come i centri commerciali che diventano anche dei luoghi senza tempo dove è impossibile distinguere il giorno dalla notte, l’estate dall’inverno, il giorno di festa da quello feriale. Che tristezza!! Che domenica, maledetta domenica.

In Italia, come in tutta l’obesa società post-moderna occidentale, aumenta la lunghezza ma non migliora la qualità della vita. Anzi il progressivo aumento del tempo disponibile diventa un vero e proprio incubo privo di senso e di significato. La domenica è la migliore, o meglio la peggiore, dimostrazione di questa tendenza.

Il marketing bombarda le menti ed i portafogli per persuaderci che ogni giorno è domenica, una festa perenne, un’occasione per spendere e spandere. In realtà  questa domenica sempiterna ha svuotato di significato il giorno del Signore facendolo diventare un giorno qualsiasi. La questione è seria. Non può esser affidata a regolamenti, ordinanze, trattative sindacali. La Domenica ha un’origine divina! È il Creatore stesso a donarla agli uomini stabilendo di riposarsi dopo i sei giorni della creazione. È cosa buona e giusta per il mondo e le creature che aveva appena generato. Un giorno per riposare il corpo e la mente. Ore preziose da dedicare alla propria umanità, alla famiglia, a rapporti sociali più intensi e meno frettolosi, al sano divertimento.

È la Domenica fatta per l’uomo, non l’uomo per la domenica. La parafrasi biblica indica chiarissima la prospettiva da assumere per restituire alla Domenica il suo valore, i suoi sapori, il suo significato essenziale. Sì, appunto, essenziale perché il riposo non è solo necessario per ritemprare il corpo e la mente ma è addirittura essenziale poiché costitutivo della stessa natura umana in quanto contestualmente creato da Dio. Se le ragioni del profitto a tutti i costi, se l’edonismo sfrenato, se l’egoismo relativista stravolgono questa essenza, la domenica non ha più ragion d’essere, diventa un aborto, una bestemmia contro Dio e contro gli uomini. Diventa una domenica che stritola l’uomo, ne impoverisce l’umanità e la creatività, ne distrugge il santo desiderio di concedersi una sosta di rinnovata umanità.

È questo un fecondo campo d’impegno per la comunità cristiana. Non si tratta di fare, pur utili, polemiche sulla frequenza alla Santa Messa. La scusa dei mercanti – quelli cattivi Gesù li cacciò dal Tempio a colpi di scudiscio – sulla possibilità per i credenti di andare a Messa prima o dopo il lavoro non regge in nessun modo. Non si tratta banalmente di un orario o di un calendario, ma piuttosto di una suprema rivoluzione etica, spirituale, sociale per restituire vita al tempo. A qualcuno gli integralismi fanno storcere il naso; ma quando sono stato ospite di ebrei ortodossi che il Sabato neanche accendono il computer mi sono accorto che quel computer spento era il presupposto perché genitori e figli tornassero a parlarsi dopo esser rimasti incollati al video per ore.




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