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L’immagine del padre nelle serie televisive, al cinema e sulla stampa

padre

di Fabrizio Piciarelli

Come viene rappresenta l’immagine del padre sulla stampa internazionale? In quale dimensione e sotto quale caledoscopio sociale viene raffigurata?

Ha più rilevanza ad esempio sui fatti di cronaca, magari nera, o nei temi di attualità? E quali aspetti vengono privilegiati: quelli sociali, che mettono in luce le sue virtù positive o quelli culturali, sottolineando ad esempio interconnessioni con le tematiche calde del momento come il divorzio o diritti degli omosessuali?.

È questa la tesi della ricerca di Piotr Studnicki, giovane studioso della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, che nel suo recente lavoro intitolato L’immagine del padre di famiglia nella stampa, ha voluto approfondire e sviscerare un tema caldo nella discussione pubblica ma poco affrontato dalla ricerca sociologica.

L’immagine del padre nelle serie televisive e al cinema

Che l’argomento della figura del padre fosse di grande attualità, non lo scopriamo certo oggi. Basti pensare all’enorme contributo e spunto creativo che ha dato alla moderna fiction, il genere televisivo che ormai la fa da padrone sui palinsesti televisivi di tutto il mondo. Mad Men, Breaking Bad, In Treatmen e Downton Abbey sono solo alcune delle fiction che mettono il padre al centro del loro racconto. A tal proposito, per approfondire consigliamo la lettura dell’articolo La figura del padre nella serialità televisiva. E questo senza voler scomodare il grande cinema del passato, soprattutto di genere drammatico, che ha spesso sottolineato il grande ruolo sociale, sia in positivo sia in negativo, della figura paterna.

L’approccio della ricerca

Piotr Studnicki va oltre. Attraverso un approccio di ricerca qualitativo, che si fa strada tra il detto e il non detto della stampa, tra le ombre dell’implicito e le luci dell’esplicito, percorre un sentiero di ricerca per individuare due tendenze diverse e contrapposte. Da una parte i segni di un’autentica riscoperta e ricerca del vero significato della figura paterna, come evidenziato ad esempio dalla serie televisive prima citate. Dall’altra invece evidenzia i segni di una profonda crisi della paternità. Si tratta non solo di un’assenza del padre o di una sua caduta di identità, ma anche della riduzione della sua funzione nella famiglia o non considerazione della sua missione nella società. Un contesto bipolare quindi che fa nascere spontanee alcune domande: come comunicare la figura del padre o quella della madre in una cultura in cui si mette in discussione l’identità stessa e le differenza antropologiche dell’uomo e della donna? In che modo promuovere la famiglia in una società dove il matrimonio è ridotto a pura forma di mercificazione affettiva tra persone?

Le conclusioni della ricerca: tòpoi naturali, culturali e virtù sociali

Aspettavate di trovare del buon senso nelle cronache giornalistiche quando si parla del padre? La ricerca evidenziacinque frequenti luoghi comuni naturali (tòpoi naturali) in cui viene inquadrata la figura paterna sulla stampa internazionale. Affermazioni scontate, direte, ma oggi non lo sono più se stiamo a sentire taluni discorsi ideologizzati. Eppure ci sono nel racconto giornalistico della realtà quotidiana, e come! Eccole:

– la comunità matrimoniale e familiare è felice soltanto quando è unita; la disunione provoca infelicità;

– i genitori sono responsabili nei confronti dei figli per custodirli, proteggerli, alimentarli, educarli;

– i genitori sono i primi e principali educatori dei figli;

– la famiglia è una comunità della compassione e del soffrire insieme;

– la famiglia è una comunità d’onore: l’atteggiamento morale di un membro della famiglia influisce sulla

– reputazione di tutta la famiglia ed è un motivo d’orgoglio o di vergogna per i parenti.

L’analisi dei tòpoi culturali invece mostra come la figura del padre di famiglia sia spesso presentata in modo ideologizzato quando riguarda due questioni di attualità: il femminismo e l’omosessualità. Nel primo caso, la visione femminista militante, che presenta i rapporti uomo-donna come scontro tra i due sessi, vede di conseguenza il padre di famiglia come aggressore che danneggia la vita di sua moglie e dei suoi figli. Nel secondo caso, quando si ha a che fare con il tema dell’omosessualità, dalla narrativa giornalistica si può evincere che vi sia una potente lobby che lotta per i cosiddetti diritti delle persone omosessuali, soprattutto all’adozione dei figli per fondare una “famiglia omogenitoriale”.

Per concludere, le più frequenti virtù sociali evidenziate, mostrano come nella narrativa giornalistica siano al primo posto la pietà (presente nel 30% degli articoli), a cui fanno seguito l’affidabilità (30%), la rivendicazione (15%) e l’onore (10%).

Una ricerca tempestiva nel dibattito pubblico nei paesi occidentali, rigorosa, di alto profilo qualitativo, senza trascurare il dato numerico (927 articoli settaciati dai giornali The New York Times, Il Corriere della Sera, Gazeta Wyborcza,Rzeczpospolita – due giornali polacchi – The Washington Post, La Repubblica). Una ricerca che ha il merito di toccare alcuni nervi scomodi e particolarmente sensibili dell’attuale agenda dei media internazionali, proponendo un lavoro di riflessione e di riscoperta sulla centralità della figura paterna nella società moderna.




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