Tempo di Pasqua in famiglia

27 Aprile 2016

27 Aprile 2016

La formula del successo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il commento

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (15,5). Chi non desidera portare frutto. È l’anelito che accompagna ogni vita, è il desiderio che dimora in ogni cuore. La fecondità appartiene alla natura umana ed è come un imperativo che orienta i nostri passi. È sentita in modo così forte che, non raramente, può generare desideri sbagliati e illusioni pericolose. Ma Gesù conosce il cuore dell’uomo e sa che, insieme ai desideri, c’è anche tanta debolezza. Egli perciò ricorda ai discepoli la radicale fragilità della condizione umana: quanto sono velleitari i progetti elaborati con la nostra intelligenza e scarsamente efficaci le opere che realizziamo. L’egoismo umano accompagna e inquina i propositi migliori. Siamo costretti a riconoscere che le opere realizzate non corrispondono alle intenzioni iniziali; e dobbiamo constatare di avere perso l’entusiasmo che ci ha fatto sognare e scendere in campo. Anche le opere sante talvolta restano impigliate nella ricerca di un io che finisce per offuscare il bene cercato e realizzato. Quante volte dobbiamo ammettere che certe opere, pensate e presentate come servizio al prossimo, in realtà nascondevano la ricerca di sé?

 

L’uomo desidera portare frutto ma non ne ha la capacità, rischia di trasformare il legittimo portare frutto in un’affermazione personale, da cercare a tutti i costi. In questa cornice la parola del Vangelo si presenta non tanto come un rimprovero ma come una positiva esortazione. Gesù conosce i desideri del nostro cuore e vuole aiutarci a realizzarli, Lui non vuole che la nostra vita cammini nei sentieri aridi della sterilità, non vuole che sciupiamo l’esistenza: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto” (15,8). E allora ci svela la “formula del successo”, la strada essenziale, la premessa per vestire di gioia e fecondità la nostra vita: rimanete in me! Oggi vogliamo ringraziare il Padre celeste per questa parola chiara e luminosa. E vogliamo anche chiedere, come una grazia, di restare uniti a Colui che ha la capacità di fare della nostra vita un albero carico di frutti.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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