Tossicodipendenza

Dopo il tunnel, ho ricominciato a vivere

storia tossicodipendenza

di Silvia Sanchini

Noemi ha cominciato a fumare a 14 anni. A 17 anni faceva uso di eroina e ha 20 anni beveva come una spugna. Ma ha trovato il coraggio di uscire dal tunnel. È stata la musica. La musica condivisa con gli amici, ha spezzato la solitudine.

La mia storia è simile a quella di tanti altri. Vivevo con i miei genitori, sono figlia unica. Tra le scuole medie e le scuole superiori sono cominciate le prime difficoltà. Avevo una compagnia di amici che frequentavo, nel mio gruppo diversi ragazzi fumavano le canne ma non mi era mai interessato. Il primo contatto con le sostanze è arrivato per me a 14 anni attraverso il mio ragazzo. Anche lui aveva la mia età ma già grossi problemi di tossicodipendenza. Il mio primo tiro l’ho preso molto alla leggera, ho sottovalutato la cosa, mi sentivo tranquilla e non avevo particolari paure… Stare insieme a lui all’inizio mi sembrava la cosa più bella che potesse capitarmi, i primi mesi insieme sono stati un sogno. Poi è stato invece un rapporto sempre in discesa, a caduta libera. So che ho iniziato a causa del mio ragazzo, ma non voglio assolutamente colpevolizzarlo. Lui era già molto affaticato dalla sua vita, io dalla mia, abbiamo avuto solo la sfortuna di intrecciare le nostre sofferenze.

Mio papà non condivideva questa relazione e mi aveva posto il divieto assoluto di stare con lui, questo ci ha irrimediabilmente allontanati. A 15 anni ero ancora consumatrice occasionale. Avevo ben chiaro cosa fossero le sostanze, anche perché trascorrevo tutti i miei pomeriggi con il mio ragazzo che non faceva altro che fumare eroina. Però pensavo ancora all’eroina come la droga del “tossico” con la siringa al braccio e che viveva in strada, quindi finché non vedevo il mio ragazzo iniettarsela in vena mi sembrava che la situazione potesse essere diversa e sotto controllo. E nonostante tutto io continuavo ad avere una vita regolare, andavo a scuola, studiavo. Ho sentito che qualcosa stava cambiando dopo la terza superiore, un momento per me traumatico. Ho avuto un crollo, a livello affettivo mi sentivo completamente dipendente dal mio ragazzo, avevo escluso dalla nostra vita tutte le nostre amicizie, per me esisteva solo lui. Ho iniziato a sentire un conflitto interiore: volevo cambiare ma non riuscivo. Da qui il passaggio da consumatrice occasionale di cannabis e pasticche a consumatrice giornaliera di eroina.

L’eroina era per me come un rullo che sembrava spianare tutte le emozioni che io da sola non riuscivo a gestire. L’unica a scuola che si era accorta davvero del mio disagio è stata la professoressa di religione. Io ero abbastanza distante da un discorso religioso e con lei non avevo un gran rapporto, ma è stata proprio lei ad indirizzarmi all’Associazione Papa Giovanni XXIII che in quel momento faceva progetti sulle dipendenze anche nella mia scuola.

Dopo le scuole superiori e la maturità è arrivato il mio trasferimento per l’Università. All’università ho avuto altre storie ma continuavo a scegliere ragazzi problematici e investivo molto poco dal punto di vista affettivo. Sceglievo ragazzi così perché la mia autostima era bassa, cercavo persone che non mi giudicassero o sminuissero, perché il confronto con me non fosse troppo impietoso. Per alcuni mesi ho pensato seriamente di smettere con l’eroina. Il problema è che avevo sostituito l’eroina con l’alcol.

Malgrado le mie resistenze continuavo a frequentare il SERT, nonostante il fatto che il mio ragazzo storico fosse uscito dalla comunità senza alcun risultato e insieme ci fossimo ributtati a capofitto nell’eroina. Si era poi aggiunto anche il problema della cocaina, tirata o fumata, che era diventata la compagna delle mie serate. Avevo mollato completamente gli ormeggi, non riuscivo più ad assumermi degli impegni, vivevo solo di bugie e del pensiero di come rimediare i soldi per procurarmi le sostanze, tutto era in funzione di quello. Al SERT abbiamo concordato che l’unica soluzione arrivata a quel punto per me fosse la comunità. Dentro di me avevo capito che dovevo tirarmene fuori, c’era qualcosa nella mia disperazione più totale che nonostante tutto mi richiamava alla vita. Abbiamo scelto una struttura della Papa Giovanni e in quel momento sapevo che avevo iniziato un percorso dal quale non potevo tornare indietro. Mi sono fatta tante domande e a volte ho rimesso anche in discussione questa scelta. La comunità era una specie di tunnel in cui camminavo…ogni tanto mi veniva voglia di tornare indietro, a quello che conoscevo. Per fortuna ho trovato sempre qualcuno che ha continuato a tirarmi in avanti.

In comunità ho sperimentato non solo il mio percorso di recupero terapeutico ma una vera e propria esperienza di amicizia e condivisione.

Se fosse stato solo un freddo programma di recupero, non ce l’avrei fatta. La differenza credo sia stata nell’avere accanto persone che sentivo che mi volevano davvero bene, che mi davano la forza di provarci.

E poi la comunità in cui mi trovo ha una caratteristica particolare: un coro che anima la liturgia. Io che ho sempre amato molto la musica ho trovato nel coro una dimensione nuova dove esprimermi, ed è stato in qualche modo anche uno strumento per avvicinarmi alla fede.

Nella mia storia c’è stato sempre un confine sottile tra indipendenza e solitudine, che mi ha portato all’isolamento e alla sofferenza. Ora invece posso dire che davvero non mi sento più sola. Ho dei progetti, sogno in futuro di farmi una famiglia, ho ricominciato a vivere.




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13 risposte su “Dopo il tunnel, ho ricominciato a vivere”

Ciao Noemi, sappiamo che noi umani siamo portati a seguire sempre più spesso il cuore che la mente, anche se talvolta ci porta su strade non giuste. L’importante è che tu sia riuscita ad uscire dal “tunnel” e soprattutto che tu abbia avuto il coraggio di farti aiutare. Speriamo che tu possa trarre insegnamenti da questa esperienza e che la musica possa continuare a condurti sulla strada verso i tuoi sogni.

Ciao Noemi, abbiamo letto la tua storia in classe e non possimao negare che quello che racconti sia la storia di molti altri ragazzi che si sentono soli e non compresi. La tua è una storia di speranza e di fortuna. Non molti infatti non riescono a trovare qualcosa o qualcuno che riesca a colmare quel vuoto e per questo utilizzano sostanze stupefacenti che invece di chiuderlo lo allargano sempre di più fino a far diventare la stessa persona un vuoto, un buco nero che risucchia tutto quello che c’è intorno. È questo il punto da cui si dovrebbe partire e su cui puntare. Bisogna far ritrovare a questi ragazzi qualcosa con cui sentirsi pieni, completi e compresi indirizzarli verso qualcosa far nascere dentro di loro la passione, la bellezza. Bisognerebbe poi insegnare loro che si è completi essendo semplicemente se stessi cosa che non è mai sbagliata.

Ciao Noemi la tua storia mi ha colpito particolarmente perché accomuna la maggior parte dei ragazzi che si sentono abbandonati da tutto e da tutti.
Molti ragazzi però non hanno la tua stessa fortuna di trovare persone di animo buono che ti aiutano ad uscire da questo buco infernale che rende la tua anima cupa . Non tutti i ragazzi hanno il coraggio di cambiare vita proseguendo strade che portano a qualcosa di positivo.
Detto ciò ti auguro il meglio per il tuo futuro sei un esempio di forza e di speranza per tutti

Ciao Noemi, da un po di tempo leggo e commento vari articoli, ma devo dirti che il tuo mi ha maggiormente colpito,davvero. Trovo che la tua sia una storia basata sulla speranza: in qualche modo, speravi di riuscire ad uscire da questo tunnel. E ce l’hai fatta.
Volevo dirti, che ormai è questo un difetto degli adolescenti,almeno della maggior parte: si lasciano trasportare. Okay,hai detto di non voler dare la colpa al tuo ex fidanzato, ma sai anche tu, che in ogni tirata di fumo, c’era anche lui.
Non dovremmo lasciare alle spalle tutto il resto, o voltare le spalle alle persone che più ci vogliono bene, e aggrapparci ad un unica e singola persona. Perchè le persone vanno via,e poi non abbiamo nessun appoggio,perchè li abbiamo mandati via in precedenza. Questo è un errore che nessuno dovrebbe compiere, perchè lo trovo ingiusto.
Non voglio dilungarmi troppo, quindi, infine, volevo dirti che ‘ti stimo’. Si, ti stimo perchè nonostante tutto quello che hai passato, nonostante parecchi anni resi difficili dal fumo,dall’eroina e dall’alcool, tu ce l’hai fatta. Ce l’hai fatta ad andare avanti, hai capito che non bisogna soffocare i problemi e i pensieri sperando di sparire in un soffio di fumo, e soprattutto, hai capito che non bisogna mai crearsi un confine intorno a se stessi, anzi, dovremmo cercare di non mandar via le persone che ci vogliono davvero bene, perchè saranno proprio queste persone ad aiutarci nei momenti difficili, e saranno quelle stesse persone che vorremo affianco nei momenti di gioia. Ancora brava, perchè sei riuscita ad uscire da questo tunnel buio per riuscire finalmente a rivedere la luce più bella: la vera vita!

Questa storia ci ha insegnato che non bisogna lasciare soli chi ha bisogno di aiuto e far sì che queste persone non si arrendano mai… Nonostante tutto la speranza è l’ultima a morire e siamo felici che questa ragazza abbia trovato la forza di uscire da questo tunnel dell’orrore!

Oggi in classe insieme alla prof di religione abbiamo letto la lettera di qst ragazza che in un periodo della sua vita ha dovuto affrontare un periodo difficile… aveva perso la strada della sua vita ma grazie all aiuto di alcune persone e della sua forza di volonta e riuscita a superare questo difficile periodo…

La tua storia è molto commovente e ci regala tanta speranza. Questa storia ora è la tua ma è anche la realtà di molte persone , e tu in questa testimonianza gli puoi dimostrare che è possibile superare questo problema. Un grande abbraccio

Cara Noemi,sei una ragazza davvero molto forte,uscirne da questa situazione alla tua età è davvero molto difficile,è da apprezzare e da prendere esempio.
Purtroppo molti giovani cercano di uscirne da questa dipendenza ma con nessun risultato.
-Giusy,Mariella e Nunzia.

Ciao Noemi oggi ho letto la tua lettera.la droga é purtroppo un problema di tanti ragazzi.Nella tua lettera mi ha colpito molto quando hai scritto che la colpa non é del tuo ragazzo anche sapendo che tutto é iniziato da questa esperienza.Mi complimento con te che sei riuscita ad uscire dal tunnel perché non tutti hanni questa forza.

Ciao Noemi oggi ho letto la tua lettera mi ha colpito molto quando hai scritto che la colpa non é del tuo ragazzo anche sapendo che tutto é iniziato da questa esperienza.Non é facile uscire dal tunnel della droga molti ci provano e non ci riescono.Grazie per averci raccontato la tua esperienza che dona a noi tutti tanta speranza.

Io penso che sei stata una ragazza molto debole sentimentalmente perché forse troppo innamorata del tuo ragazzo tanto che eri disposta a fare qualunque cosa pur di restare con lui. A volte noi ragazze siamo attratte da ragazzi così , però bisogna essere forti e dire “NO” e aiutare il tuo compagno a smettere se lo si vuole bene davvero , se no lasciarlo perdere e basta , ma non ci si deve mai far trasportare in giri così brutti. Io ho 17 anni e per fortuna non ho mai riscontrato problemi del genere , ma sono abbastanza forte da potermi “difendere” da amicizie così perché a volte basta davvero poco. Sono molto contenta che sei riuscita ad uscire da questa situazione , sei caduta ma sei riuscita ad altlzarti a testa alta e più forte di prima. Un bacio

Cara Noemi
Ci ha molto colpita la tua lettera,siamo davvero felici per te che sei riuscita ad uscire da questo Tunnel,sei davvero una ragazza forte. Ti stimiamo per questo,sei un esempio da seguire!!

Grazie di cuore a tutti per aver letto, commentato, riflettuto su questa storia! Grazie in particolare agli studenti, sono felice se questo racconto è stato utile. Io ho solo “prestato la penna” alla storia di Noemi. Le riferirò i vostri commenti e sono sicura che sarà molto molto felice…

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