16 Maggio 2016

16 Maggio 2016

In questa valle di lacrime

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,14-29)
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Il commento

Arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro” (9,14). Tutti gli evangelisti situano l’episodio dopo l’evento della Trasfigurazione. Appena scesi dal monte, lì dove la gloria è apparsa in tutto il suo splendore, Gesù e i discepoli vengono subito catapultati nel mondo dove la sofferenza e l’umana debolezza sono di casa. Il Tabor è solo uno squarcio di luce nel contesto di un’esistenza avvolta dalle tenebre. Il credente deve imparare a coniugare questi due ineliminabili poli dell’esistenza umana: da una parte il monte dove splende la luce di Dio e dall’altra la valle dove viviamo, immersi in tante difficoltà; dobbiamo imparare a intrecciare la contemplazione del volto luminoso che risplende nell’umanità di Cristo e quella del volto dolente dei fratelli, il volto trasfigurato di Gesù e quello sfigurato di tanti fratelli, il volto che riflette la gloria di Dio e quello che porta i segni del peccato dell’uomo, la luce e le tenebre, l’amore e il dolore. Il brano evangelico ha per protagonista un ragazzo [paîs: 9, 24], cioè un bambino che non ha ancora raggiunto l’età adulta (12 anni). Al centro di questo episodio vi è il padre di questo ragazzo, un uomo disperato perché ha paura di perdere quel figlio, Luca sottolinea che si tratta dell’unico figlio (9,38). Un dettaglio non marginale. Un padre disperato che lotta da anni, da molti anni, per vedere il figlio ristabilito ma è totalmente impotente dinanzi ad un male assai più grande di lui. Ma ora intravede una possibilità, forse l’ultima: “Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci” (9, 22). Quest’uomo cerca, chiede, lotta per dare al figlio una vita felice. È l’immagine di una paternità che non si arrende dinanzi al destino che sembra condannare il ragazzo ad una vita d’inferno.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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