17 Maggio 2016

17 Maggio 2016

Fino in fondo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il commento

Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno” (9,31). Sono le parole del secondo annuncio della passione. L’evangelista le ricorda subito dopo la guarigione del ragazzo epilettico, un evento straordinario che svela, ancora una volta, la potenza di Gesù e suscita stupore nella gente. Cosa hanno pensato i discepoli in quel momento? Niente da fare. Il Maestro smorza sul nascere ogni facile entusiasmo. Non appena si accende una luce, Lui subito mostra che l’orizzonte è oscuro. Non ha parlato solo di alcune difficoltà da superare ma di morte, ha detto proprio così: “lo uccideranno”. Il verbo usato [edídasken] fa pensare ad una vera e propria catechesi che egli rivolge, in via confidenziale, esclusivamente agli apostoli. Se dunque vogliamo entrare in questa cerchia ristretta di amici, dobbiamo permettere al Signore di renderci partecipi del suo destino di sofferenza. La sua Parola non è solo un’innocua informazione ma ci coinvolge, chiede anche a noi di prendere parte alla sua missione. Quella croce che Gesù annuncia, è piantata anche oggi nel cuore della storia. Quante persone si trascinano, sotto il peso di una croce che brucia tutti i loro sogni! In questo secondo annuncio, la passione non è più una lontana o remota possibilità ma viene presentata come un evento più vicino nel tempo: “viene consegnato” (9,31). Nel giorno delle nozze è facile dire: “nella gioia e nel dolore”. Nessuno dà peso a queste parole. Quando poi il dolore bussa alla porta appare sempre come un estraneo che viene a rubare quello che non gli appartiene.

 

Parlando ai vescovi italiani, Papa Francesco ha disegnato un bel ritratto del prete: “con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo: nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando nessuno sembra accorgersene” (16 maggio 2016). Un prete che vive così annuncia che la fede illumina ogni cosa, anche la croce.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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