21 Maggio 2016

21 Maggio 2016

Prendersi cura

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,13-16)
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Il commento

Gli presentavano [prosépheron autō] dei bambini perché li toccasse” (10,13). Il verbo prosphérō letteralmente significa portare presso. Non sono i bambini a correre spontaneamente verso Gesù, sono gli adulti a condurli. Emerge qui la responsabilità educativa dei genitori. Non basta donare il pane che nutre il corpo. Non basta offrire l’opportunità di studiare. Occorre condurli a Colui che può dare un senso pieno alla vita. Nel giorno del battesimo, il sacerdote rivolge queste parole ai genitori: “Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo, viva sempre come figlio della luce”. Quand’era prete e vescovo, Giovanni Paolo I (1912-1978), iniziava spesso la sue omelie dicendo: “Sulle ginocchia di mia madre ho imparato …”. Il filosofo Jean Guitton (1901-1999), in una testimonianza degli ultimi anni della sua lunga vita, ricordava ancora il ruolo della mamma: “Quando tornavo a casa [da scuola] mia madre mi prendeva per mano e mi spiegava la religione. Era mia madre la mia vera catechista”. Quanti genitori sono preoccupati di dare tutto ai figli, anche il superfluo. E poi trascurano di dare l’essenziale.

L’evangelista sottolinea il motivo che spinge i genitori a portare i bambini: “perché li toccasse” (19,13). Il verbo qui utilizzato (aptō) viene usato spesso nei Vangeli per indicare il gesto della guarigione (Mt 9,21; 14,36; Mc 3,10; 5,28; 6,56). In questo caso non si fa esplicitamente riferimento ad una malattia. E tuttavia, questo verbo permette di sottolineare che la relazione con Gesù ha sempre un carattere terapeutico, chi s’incontra con Lui viene liberato dal male antico. Quel toccare dunque significa guarire. Credere significa testimoniare che solo Gesù può salvare la nostra vita. Oggi vogliamo pregare per i genitori perché, seguendo la testimonianza di quei santi genitori che hanno fatto della loro casa una vera Chiesa domestica, imparino ad affidare i loro figli a Gesù, Parola e Pane di vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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