30 Maggio 2016

30 Maggio 2016

L’ultima visita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,1-12)
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

Il commento

Un uomo piantò una vigna” (12,1). La parabola annuncia l’amore fedele di Dio ma ricorda anche l’ostinato rifiuto di Israele. Questa dinamica, che appartiene a tutta la storia biblica, si è realizzata anche nella vita di Gesù, anche Lui non ha trovato accoglienza: “Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna” (12,8). Il racconto ha un evidente sapore autobiografico, Gesù non si presenta solo come un rabbi e neppure come uno dei profeti, egli stacca la sua personale vicenda da quella degli altri inviati, qualificati come “servi” (12, 2-5). Lui si presenta come il “figlio amato” (12,6). Nelle parole di Gesù emerge l’amara consapevolezza che ormai si è creata una dolorosa e insanabile frattura con i capi del popolo. Impossibile trovare soluzione. La sua missione è l’ultima e decisiva visita che Dio fa al suo popolo. L’umanità rifiuta Dio, anzi lo rifiuta il popolo che Lui ha scelto e di cui si è preso cura. L’amore genera spazi di libertà. Ma l’uomo, in nome della libertà, rifiuta l’amore. E tuttavia, Dio rimane fedele all’amore. Non abbandona l’umanità, non rimane a guardare né si ritira. Dopo aver molte volte e in diversi modi offerto a Israele la possibilità di convertirsi, viene nuovamente con potenza per ristabilire la giustizia e offrire ad altri la responsabilità di orientare i passi dell’umanità verso la pienezza della gioia. “Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri” (12,9): il linguaggio non deve trarre in inganno, Gesù non proclama alcuna guerra né annuncia castighi apocalittici. Il giudizio di cui parla si compie attraverso la croce, cioè attraverso un amore ostinato e fedele che si lascia crocifiggere. Ma proprio quella che poteva sembrare la definitiva sconfitta diventa l’inizio di una storia nuova. E così si compie la parola della Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo” (12,10; cf Sal 117, 22-23). Quando la croce appare all’orizzonte della nostra vita, non fuggiamo sdegnati. È Dio che viene a visitarci. È l’incontro decisivo.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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