14 Giugno 2016

14 Giugno 2016

Un lungo cammino

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento

Amate [agapãte] i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (5,44). Non è una semplice esortazione, Gesù non dice: “cercate di amare…”, “fate di tutto per amare”. La sua parola si presenta come un comando. È una parola che sorprende e spiazza la buona volontà. A giudizio di Gesù non basta rinunciare alla vendetta e non basta neppure perdonare. Il Signore chiede di amare tutti, anche i nemici e i persecutori, cioè coloro che cercano in tutti i modi di ostacolarci. La proposta evangelica supera di gran lunga ciò che l’uomo è capace di pensare. Non dobbiamo però dimenticare che questo è l’ultimo passo di un cammino ascensionale, ed è quello più ripido. Chi non impara i passi più semplici non potrà fare quelli che richiedono una maturità umana e di fede. L’amore non è solo un sentimento ma l’espressione compiuta di una pedagogia di vita. Il verbo agapáō[amare] indica un amore totalmente gratuito che spinge l’uomo a non cercare se stesso ma il bene dell’altro. A volte, in nome dell’amore possiamo soffocare gli altri o servirci degli altri. C’è una diffusa ipertrofia dell’io che snatura il naturale e sincero desiderio di amare. Non è sempre facile accordare amore e sentimenti. A volte, infatti, proviamo un’istintiva antipatia nei confronti di alcune persone. I sentimenti appartengono alla natura umana ma possiamo impegnarci, con la grazia di Dio, a non restare schiavi dei sentimenti, soprattutto quelli che non aiutano l’uomo a manifestare la sua dignità di persona creata ad immagine di Dio. La sincerità, tante volte invocata, non consiste nell’esprimere sempre e comunque ciò che “sentiamo” ma nell’aderire alla verità più profonda di noi stessi, quella che Gesù ci ha rivelato.

In una famosa pagina dei suoi scritti Teresa di Lisieux confessa la fatica di amare ma svela anche il segreto della sua santità: “C’è in comunità una sorella che ha il talento di dispiacermi in tutto […] non volevo cedere all’antipatia naturale che provavo, mi sono detta che la carità non doveva consistere nei sentimenti, ma nelle opere, allora mi sono impegnata a fare per questa sorella ciò che avrei fatto per la persona che amo di più” (Ms C 13v-14r). Confidando nella sua intercessione chiediamo la grazia di saper fare altri e più importante passi nel lungo cammino dell’amore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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