18 Giugno 2016

18 Giugno 2016

State attenti

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Il commento

Non potete servire Dio e la ricchezza” (6,24). Gesù conosce il cuore dell’uomo e sa che può cadere facilmente nell’inganno delle ricchezze. È storia antica ma sempre attuale. Come un medico misericordioso egli non solo è pronto a guarire ma vuole anche prevenire il male, per questo mette in guardia i suoi discepoli con parole forti ed efficaci che sono rimaste ben impresse. Il testo greco ha conservato il vocabolo aramaico mamōnâ per indicare la ricchezza. Gesù non condanna i beni materiali ma quell’attaccamento che sfocia nella schiavitù. Il verbo servire [douléuō = essere schiavo] non vieta di usare i beni materiali ma chiede espressamente di non essere asserviti. Nessuno dubita che i beni materiali possono dare maggiore libertà e aprire nuove e più grandi possibilità di realizzazione. Ma sappiamo anche che la ricerca del benessere spesso diventa una trappola. L’uomo pensa di poter padroneggiare meglio la sua vita, accade invece che la ricchezza diventa il padrone al quale sacrificare tutto il resto. Una trappola tanto più pericolosa quanto più si ammanta di buone ragioni. L’insegnamento evangelico non lascia spazio a sottili mediazioni ma si presenta come una radicale alternativa: Dio o la ricchezza! da una parte Colui che ci ama e ci libera e dall’altra l’oscuro nemico che ci imprigiona. L’insegnamento evangelico invita ad amare e servire Dio: Lui solo è degno di ricevere onore e gloria.

Il credente sa che tutto appartiene a Dio ed è pronto a dare tutto per rimanere fedeli a Lui. Con una formula efficace sant’Ignazio di Antiochia (II secolo) scriveva: “Il cristiano, non è padrone di se stesso, ma è al servizio di Dio”. In tempi più recenti, don Lorenzo Milani (1923-1967), aveva questa regola: “Servi di Dio e di nessun altro”. Se Dio è il Signore, se tutto è sottomesso alla sua volontà, se la Parola di Dio diventa la regola della nostra vita, allora possiamo usare anche i beni di questo mondo secondo la loro essenziale verità e cioè come mezzi per rendere più bella e dignitosa la nostra vita e quella degli altri. Riconoscendoci tutti deboli, lo chiediamo come una grazia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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