1 Luglio 2016

1 Luglio 2016

Tutti in piedi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori»

Il commento

Ed egli si alzò e lo segui” (9.9): la conversione di Levi è tutta racchiusa in questi due verbi. Anche del paralitico leggiamo che “si alzò e andò a casa sua” (9,7). E prima ancora, la suocera di Pietro: “si alzò e si mise a servirlo” (8,15). E poco dopo anche la figlia di Giairo riceve una vita nuova, anche lei si alza (9,25). È una storia che si ripete tante altre volte. Chi incontra Gesù non può restare seduto. Anche i redenti, nella suggestiva immagine che offre il libro dell’Apocalisse, “stanno in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello” (Ap 7,9). Stare in piedi significa essere vivi, partecipare alla vita di Dio, quella che non ha fine. Il verbo greco è anístēmi, fa riferimento alla resurrezione e perciò fa pensare ad una persona che, toccata dal soffio dello Spirito, ricomincia a vivere. E tuttavia, non dobbiamo trascurare il significato letterale, il movimento fisico manifesta la concreta disponibilità a lasciare ciò che fino a quel momento era importante per mettersi in cammino, accettando così la fatica che comporta ogni nuova avventura. La scena evangelica insegna che non basta alzarsi, occorre anche imparare a coniugare il verbo seguire. La fede non determina un generico movimentismo ma genera una sequela, ci pone sulle orme di Colui che il Padre ha inviato come “via, verità e vita”. La fede invita a cambiare radicalmente la prospettiva della vita, ci fa comprendere che non dobbiamo inseguire la carriera, che dà l’ebbrezza di essere importante; né quei privilegi che rendono più comoda la vita. Siamo invece chiamati a seguire quel Gesù, che per amore si è lasciato inchiodare alla croce. Con Lui la vita assume un altro volto. Altri sono gli obiettivi, un altro è il traguardo.

S. Antonio abate, il padre del monachesimo, ricordava ai suoi discepoli che il cammino cristiano non ammette riposo, dobbiamo ogni giorno ricominciare. Il Signore passa e chiama. Anche oggi. Chiediamo la grazia di essere più vigilanti per riconoscere e accogliere la voce di Dio e rispondere con immediatezza, con la stessa docilità di Levi, il pubblicano.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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