2 Luglio 2016

2 Luglio 2016

Il tempo della festa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Il commento

L’insegnamento di Gesù cammina nel solco della tradizione, ma rappresenta anche una radicale novità che si esprime in gesti e in parole che non tutti comprendono e che gli attirano non poche critiche. In questa scia possiamo leggere l’insegnamento sul digiuno. “Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?” (9,14). La domanda è posta dai discepoli di Giovanni Battista, i quali hanno notato che Gesù non raccomanda il digiuno che, invece, appartiene alla più antica tradizione religiosa. Gesù risponde in modo sorprendente: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?” (9,15). Non intende sminuire il valore del digiuno, che troveremo nell’esperienza della primitiva comunità (At 13,2), ma afferma che i discepoli vivono il tempo delle nozze e, dunque, non c’è posto per il digiuno. Gesù si presenta come lo Sposo d’Israele, un’immagine che i profeti hanno utilizzato per annunciare l’amore fedele e appassionato di Dio. Siamo dunque entrati nel tempo della nuova e definitiva alleanza. Non c’è posto per il digiuno. In effetti, il digiuno è una pratica penitenziale con la quale l’uomo  si prepara all’incontro con Dio, un gesto di umiltà e di purificazione. Ma se Dio stesso viene e vive in mezzo a noi, nella persona di Gesù, non c’è più bisogno di invocarlo, il cuore è in festa.

E noi, siamo davvero convinti che viviamo il tempo della festa? Se davvero siamo i figli delle nozze, questo il titolo che Gesù riserva ai discepoli (9,15), perché permettiamo alla tristezza di invadere il nostro cuore? Viviamo in un mondo in cui il male opera, talvolta con prepotenza. Ma se Cristo è risorto da morte, niente e nessuno può togliere la gioia che egli comunica. La testimonianza dei martiri, i santi della carità e tutti quegli umili battezzati che hanno custodito la fede in mezzo alle tribolazioni sono il segno eloquente che la fede non si lascia intimorire, anzi affronta e vince il male con il sorriso di chi crede nella beata eternità. È questa la fede che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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