12 Luglio 2016

12 Luglio 2016

Come abbiamo risposto

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Il commento

Allora si mise a rimproverare [ērxato oneidízeinle città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi” (11,20). Il discorso missionario invita la Chiesa a mettersi in cammino per seminare la bella notizia (Mt 10, 1-41). Subito dopo, attraverso una serie di episodi, l’evangelista sottolineata l’incomprensione e l’ostilità che lui stesso incontra (Mt 11,2 – 12,45). Il contesto nel quale la Chiesa vive la sua missione è quella di un’umanità che guarda con diffidenza e non si lascia convincere nemmeno dai miracoli della carità. Dinanzi ad una chiusura così ostinata, Gesù non può restare in silenzio. Il rispetto dell’altrui libertà non può dimenticare il dovere di ammonire coloro che sbagliano. Mi pare che sia una delle opere di misericordia, anche se viene poco ricordata. L’evangelista riporta un giudizio severo che Gesù rivolge a coloro che lo hanno visto all’opera. “Cominciò a rimproverare”: non si tratta di un’improvvisa e isolata manifestazione di collera ma di un annuncio che appartiene al bagaglio del missionario. Il verbo rimproverarenon traduce in pienezza la forza delle parole. Lo stesso verbo [oneidízo], in tutte le altre referenze del NT, viene sempre tradotto con insultare. Ad esempio: “Beati voi, quando vi insulteranno” (Mt 5,11). Leggiamo anche che uno dei ladroni, crocifissi con Gesù, “lo insultava” (Lc 23,39). Non si tratta perciò di un semplice rimprovero ma di un giudizio molto pesante, come se dicesse: “Avete perso una grande occasione, siete stati veramente stupidi, non avete capito niente!”. In fondo è quello che il Risorto dice ai discepoli che vanno verso Emmaus: “Stolti e tardi di cuore!” (Lc 24,25).

Gesù rivolge questa parola severa a quelle città nelle quali egli ha compiuto prodigi. I segni di Dio forse hanno suscitato un iniziale stupore ma non hanno generato un’autentica conversione. Questo Vangelo ci invita a rileggere la nostra vita: quante grazie noi abbiamo ricevuto! Anche noi, come gli abitanti di Cafarnao, potremmo enumerare le grazie ricevute. Come abbiamo risposto?



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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