14 Luglio 2016

14 Luglio 2016

Presso di me

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Il commento

Venite a me” (11,28). È la parola che segna l’inizio del cammino (Mt 4,19). È la parola che c’introduce nell’amicizia. Dobbiamo immaginare non soltanto la parola, ma anche il gesto dell’accoglienza: non si può dire “venite”, se non aprendo le braccia, segno di una porta sempre aperta e di un cuore sempre pronto ad accogliere. Tante persone voltano le spalle a Dio, tanti manifestano dubbi e perplessità. Gesù sperimenta sulla sua pelle l’esitazione della gente, l’ostilità dei farisei e, forse, i dubbi degli stessi discepoli, anche di quelli che lo conoscono più da vicino. E tuttavia, a tutti dice: “Venite presso di me” [Deûte prós me]. In questa parola c’è tutto il cuore di Dio, di quel Dio che cerca l’uomo con un’ostinazione che solo l’amore può spiegare. “Adamo, dove sei?”: questa domanda, che troviamo nelle prime pagine della Genesi, risuona lungo i secoli. Gesù è l’immagine di questo Dio cercatore. Egli può dire “venite” perché Lui per primo è venuto, si è fatto uomo. “Venite presso di me voi tutti che siete stanchi e oppressi” (11,28). I termini che usa l’evangelista fanno pensare proprio al lavoro manuale e alla stanchezza fisica. Un’immagine eloquente. Nella vita ci sono eventi che ci schiacciano e ci costringono a vivere faccia a terra. Ma Gesù dice: “E io vi darò ristoro [anapaúsō]” (11,28): il verbo anapaúō significa porre fine. L’amicizia con Gesù non ci libera dalla fatica del vivere ma dona nuove energie e rinvigorisce tutto il nostro essere. Non solo ci fa stare presso di sé ma ci conduce più in alto, dona quell’amore che permette di affrontare con gioia anche quello che a prima vista appare impossibile.

Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio” (2Cor 1,4). Una stanza d’ospedale. Un giorno qualsiasi. Una quindicina di sedie, due sono libere. Sulle altre pazienti oncologici che lottano contro il male. Quali pensieri e preoccupazioni portano dentro? Quante persone vivono così! Assorbiti dagli impegni, a volte possiamo dimenticare quest’umanità sofferente. Donaci occhi nuovi, Signore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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