9 Settembre 2016

9 Settembre 2016

La sfida quotidiana

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Il commento

Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (6,42). L’insegnamento del Vangelo appartiene alla sapienza più antica. Ricordiamo tutti la favola delle due bisacce: quella che cade davanti è piena dei difetti altrui, mentre i nostri difetti sono nascosti in quella che cade dietro le spalle. Abbiamo un’inveterata abitudine ad amplificare i difetti degli altri, minimizzando o giustificando i propri. Il Vangelo stigmatizza questo comportamento utilizzando l’immagine della pagliuzza e della trave che, come molte altre parole evangeliche, fa parte del nostro patrimonio culturale. L’immagine, volutamente esagerata, sottolinea che a volte – e purtroppo non raramente – ingigantiamo i difetti altrui e non diamo peso ai nostri. Tutto questo non solo inquina la relazione fraterna e impedisce alla Chiesa di risplendere nel mondo come sacramento della comunione; ma ostacola anche il cammino di conversione che ciascuno è chiamato a compiere. Gesù non vieta di correggere il fratello – quant’è importante sottolineare il singolare! – perché nella comunità cristiana siamo intimamente legati gli uni agli altri e abbiamo il dovere di sostenerci nel cammino della fede. “Togli prima la trave dal tuo occhio”: se non allontaniamo il peccato che è in noi, non possiamo giudicare correttamente, cioè secondo verità e carità, i difetti altrui. Il verbo greco che qui viene utilizzato per dire togliere la pagliuzza [èkbandō] viene utilizzato anche per indicare l’esorcismo. Togliere la pagliuzza  significa perciò impegnarsi a combattere il male anche quello che si presenta nella forma meno eclatante, anche quello che appare insignificante ai nostri occhi. Solo chi s’impegna a camminare fedelmente nelle vie di Dio, e chi accetta la sfida quotidiana della conversione, può correggere con parole che non suonano come un rimprovero aspro e poco fraterno. I santi non hanno avuto nemmeno bisogno di usare parole, la loro vita era un silenzioso ed efficace invito alla conversione. Oggi chiediamo la grazia di accogliere questa sfida, imparando a coniugare carità e verità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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