Essere genitori

Mio figlio Michele mi trascinò nella sua stanzetta e lì imparai un’altra grande lezione…

genitore

di Luca Memoli

Sono un papà con tante buone intenzioni. Fra queste spicca il desiderio di passare più tempo con i miei figli. Un pensiero fisso che accumuna una moltitudine di genitori ma che, almeno nel mio caso, è diventato negli anni una sorta di miraggio.

Su questo fronte, la mia costante inadempienza non ha per nulla ridimensionato l’obiettivo. Certo, devo fare i conti con il tempo e con i mille ostacoli che ogni famiglia deve affrontare. Di mattina si scappa da casa e di sera tagliamo il traguardo di una competizione che a volte ci fa perdere il vero senso di tutto questo correre. Si rischia molto, in primis di non avere del tempo per stare insieme.

A mettermi in guardia da questo pericolo è stato Michele, il più piccolo della famiglia, che all’epoca dell’episodio che sto per raccontare aveva tre anni. Una sera come le altre, stanco e in cerca del meritato riposo, si presenta con il suo sguardo coccolone e mi dice: “Vuoi giocare con me?”. E come dire di no? Ecco che il buon papà è subito all’opera nel passare in rassegna l’elenco dei giochi praticabili prima di andare a nanna. In questi casi mi faccio contagiare dalla sindrome dell’animatore: voglio organizzare una grande attrazione, desidero farli divertire come se fossi di fronte alla giuria di un talent show ma, puntualmente, prima che finisca di elencare tutte le regole del gioco (perché le regole sono importanti!) i pargoli sono presi da altro o cercano di azzuffarsi allegramente.

Quella sera, succube di una particolare stanchezza, evitai di indossare i panni del giudice di gara e trascinato dalla manina di Michele mi feci condurre dove lui voleva. Il piccolo mi fece sedere sul comodino della sua stanzetta e iniziò a giocare da solo. Ogni tanto controllava se seguivo i suoi movimenti, se ero distratto… Quella sera mi sforzai di ascoltare, di contemplare con stupore la sola possibilità di stare insieme, di condividere con semplicità quel tempo così prezioso. Ed imparai l’ennesima grande lezione dai miei figli.

Non ero chiamato ad organizzare nulla, non ero obbligato a riempire di meraviglia quel tempo, perché quel tempo era già meraviglioso.




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1 risposta su “Mio figlio Michele mi trascinò nella sua stanzetta e lì imparai un’altra grande lezione…”

E così l’amore dei figli ha la capacità di trasformare tutto…di aprire orizzonti più alti e belli di quelli che noi immaginiamo. I bambini sono il dono più prezioso che il Signore Ci ha concesso. Grazie Luca!

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