17 Ottobre 2016

17 Ottobre 2016

Non c’è posto per Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Il commento

Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni” (12,17). Il protagonista della parabola si sente padrone della sua vita, programma come se tutto dipendesse da lui. L’abbondanza dei beni genera in lui una sorta di onnipotenza: non c’è posto per nessun altro, neanche per Dio. Quest’uomo si sente al sicuro, pone tutta la sua fiducia nelle risorse che possiede, è convinto di non poter fare tutto da solo. È questo l’errore più grande, la radice di quell’individualismo che innalza muri e alimenta conflitti. È la mentalità che sta alla base di quell’ateismo che di fatto impregna la vita di tanta gente, credenti compresi. La parabola riporta un commento che Gesù attribuisce a Dio stesso: “Stoltoquesta notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?” (Lc 12,20). Il termine stolto [afrôn] letteralmente significa “privo di mente” [a-frên], potremmo tradurre: “incapace di ragionare”. Nel linguaggio biblico indica l’empio, cioè una persona che disprezza il Signore e ragiona così: “Dio non se ne cura: Dio non esiste” (Sal 9,25). Stolto è colui che confida nelle sue forze e non sulla grazia di Dio. Stolto è colui che pensa di poter fare tutto senza Dio. E invece … l’ultima parola della parabola è proprio quella di Dio che interviene con autorità e ricorda che la vita dell’uomo è come il fiore del campo. Questa parabola tocca anche la dimensione politica. La società contemporanea, infatti, è fondata sul presupposto di non aver bisogno di Dio. Nella struttura pubblica non c’è posto per Dio! È grande stoltezza. Se neghiamo o allontaniamo Dio, anche l’uomo perde la sua identità.

Padre santo, Tu solo conosci i giorni del nostro vivere, Tu solo può riempire di vita i nostri giorni e condurci alla vita senza fine. Liberaci dall’illusione di poter fare da soli e donaci di diventare come bambini che solo di Te si fidano. Ti preghiamo, suscita apostoli capaci di vivere l’impegno pubblico a partire dalla fede per edificare una società che Ti riconosce come il primo e più sicuro Alleato dell’uomo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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