22 Ottobre 2016

22 Ottobre 2016

Il mestiere di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Il commento

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici” (13,1). Un fatto di cronaca. Un evento drammatico, una rivolta finita nel sangue. Ne parlano a Gesù perché evidentemente sperano di ascoltare parole di dura condanna nei confronti dei Romani, vogliono suscitare il suo sdegno. Anche lui è galileo e quindi dovrebbe parteggiare per la sua gente, ingiustamente uccisa. Gesù non cade nella trappola, non condanna il potere politico, non veste i panni del fustigatore morale, non si mette a capo di una rivolta sociale. Egli invita a fare una diversa lettura dei fatti: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,2-3). La cronaca è piena di eventi luttuosi. Ed è facile guardarli come spettatori curiosi o come cittadini indignati che cercano e trovano il colpevole. È un atteggiamento sempre più diffuso. Denunciare il malcostume è sempre stato facile, i più furbi hanno fatto della contestazione la loro fortuna politica. Ed è comodo per tutti perché fa pensare che il male sia altrove. Gesù invita a mettersi in gioco ma in modo radicalmente diverso: egli chiede di guardarsi dentro e di scoprire negli eventi della vita un’occasione per riflettere, un invito alla conversione personale.

Quegli eventi ci chiamano in causa non per giudicare gli altri ma per lasciarsi giudicare, invitano a mettersi sotto lo sguardo di Dio. Lo sguardo della fede non chiude gli occhi e non ci esonera dall’impegno concreto ma chiede di partire da quel Dio che cambia il cuore e ci rende protagonisti di un autentico rinnovamento sociale. “Noi crediamo che ogni rivoluzione sociale sarà vana se non comporta il lavorio ed il profondo rovesciamento delle coscienze”, scriveva Charles Péguy (1871-1914). È questo il mestiere che Dio conosce bene. Mettiamoci nelle sue mani con la fiducia dei bambini.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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