23 Ottobre 2016

23 Ottobre 2016

La veste della misericordia

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Il commento

Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano” (18,10). Il pubblicano è un uomo cosciente della sua debolezza ma non cerca di giustificarsi né invoca attenuanti, anzi si affida alla misericordia di Dio, come un bambino che sa di poter sempre contare sulla benevolenza della mamma. A lui non interessa essere compreso dagli altri, sa bene che è difficile abbattere il muro dei pregiudizi, va dritto alla fonte, gli basta trovare accoglienza presso Dio. I suoi gesti e le sue parole sono inequivocabili: “Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore” (18,13). Si ferma a distanza, come di chi non vuole disturbare troppo, è cosciente di non poter neppure stare alla presenza di Dio. Mantiene gli occhi bassi, si batte il petto. Tutti gesti eloquenti che svelano una fede sincera e profonda. Mi piace pensare che le parole sono condite con le lacrime. Le parole bussano alla porta di Dio, le lacrime la spalancano.

La conclusione della parabola, che peraltro contiene un messaggio chiaro e inequivocabile, è fatta dallo stesso Gesù: “Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (18,14). Nella frase conclusiva, che contiene l’insegnamento, vi è una ripresa dell’affermazione iniziale: il fariseo pensava di essere giusto, il pubblicano invece viene giustificato. Il verbo è al passivo, indica un’azione ricevuta; il tempo è il perfetto, per sottolineare un’azione già compiuta. Con la sua preghiera umile ottiene subito quello che non aveva neppure osato chiedere. Egli invocava solo la misericordia e invece riceve l’abbraccio di Dio; chiedeva di poter stare in un angolo come l’ultimo dei servi; e invece riceve la grazia di entrare nella casa come il primo dei figli. Dio veste di misericordia ogni nostra miseria. È questa la carità che oggi chiediamo come una grazia da accogliere e da donare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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