7 Novembre 2016

7 Novembre 2016

Il diritto di rimproverare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Il commento

Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo [epitímēson]; ma se si pentirà, perdonagli” (17,3). Nel linguaggio biblico il vocabolo fratello indica una persona che ha ricevuto lo stesso battesimo e appartiene alla comunità ecclesiale. Non è un dettaglio marginale. La relazione che s’instaura tra i membri della Chiesa è di natura sacramentale e come tale va custodita e coltivata. Rassegnarsi alla divisione vuol dire sfigurare il volto della Chiesa e, di conseguenza, oscurare il volto di Dio. La coscienza di appartenenza al popolo santo è la premessa che spinge a cercare sempre e comunque la riconciliazione. Questo legame, se da una parte dà il diritto di rimproverare, dall’altra obbliga a perdonare. Questi due aspetti non solo sono compatibili ma anche complementari. Luca è conosciuto come l’evangelista della misericordia, lo “scriba mansuetudinis Christi”, come lo definisce Dante. E tuttavia, in questo passaggio egli appare molto più severo di Matteo che prevede un perdono incondizionato (18, 21-22). Tra la colpa e il perdono Luca inserisce il rimprovero (17,3) e l’esplicito pentimento (17,4). Il dovere del perdono s’intreccia con il diritto di rimproverare. Il verbo epitimáō non fa pensare ad una semplice sgridata ma indica una decisa presa di posizione contro il male e colui che lo compie. Con lo stesso verbo gli evangelisti descrivono la dura lotta di Cristo contro il maligno (Lc 4,41). Troviamo questo verbo anche sulla bocca del buon ladrone che, con dolcezza e severità, rimprovera il compagno di sventura per le frasi ingiuriose contro Gesù (Lc 23,40). Rimproverare significa aiutare il fratello a comprendere il male che egli ha commesso. Non è un atto di accusa ma un gesto d’amore. Nasce dalla coscienza che siamo fratelli, chiamati a sostenerci l’un l’altro nel cammino della vita. L’amore verso il prossimo non calpesta né mette tra parentesi la verità. Lo so, è difficile coniugare carità e verità ma solo chi accetta questa sfida permette al Vangelo di risplendere in tutta la sua bellezza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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1 risposta su “Il diritto di rimproverare”

Rimprovero e Perdono-Verità e Carità

Non è sempre facile perdonare. Perdono è la parola con cui ognuno di noi si sforza di superare la frontiera dell’inimicizia,che può separalo dall’altro, cercando di ricostruire l’interiore spazio d’intesa. Cristo ci ha insegnato con la parola del Vangelo, e soprattutto col proprio esempio, che questo spazio si apre non solo davanti all’uomo, ma in pari tempo davanti a Dio stesso. Il perdono è una grazia, alla quale si deve pensare con umiltà e gratitudine profonde.
Verità e carità
Amare la verità vuol dire non servirsene, ma servirla, cercarla per se stessa, non piegarla alle proprie utilità e convenienze.Il bene della persone è di essere nella Verità e di fare la Verità.
La carità è sempre necessaria come stimolo e completamento della giustizia.

Carissimo don Silvio,
l’uomo non è capace di creare spazi luminosi di verità, carità e perdono…con voi mi unisco nella preghiera consapevole dei miei limiti ma aperta alla grazia misericordiosa di Dio che risplende nella Parola in tutta la sua bellezza.

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