27 Novembre 2016

27 Novembre 2016

Inguaribile ignoranza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Il commento

Vegliate dunque, perché non sapete” (24,42). Lottare contro l’analfabetismo è uno dei capitoli più interessanti del libro della carità, insegnare a leggere e scrivere è la premessa per una vita dignitosa. Ma c’è un’altra ignoranza, oggi ancora più diffusa, quella di chi non conosce Dio e non sa leggere il libro della vita, non sa riconoscere i segni che Dio scrive nella storia e non sa scrivere pagine di quella carità che parla di Dio e conduce a Dio. Gesù invita a rileggere la pagina biblica del diluvio: “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, […] e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti” (24, 38-39). Il testo biblico descrive una società in cui l’uomo ha smarrito la sua origine, non si cura più di Dio, vive come se Dio non ci fosse. L’uomo appare così assorbito dalle cose da fare da dimenticare Dio. Per questo non si rende conto di quello che sta per accadere. “Non si accorsero di nulla”, dice il Vangelo. Il testo greco è più incisivo: ouk égnôsan, cioè “non conoscevano”. Inguaribile ignoranza che nessuno si preoccupa di combattere. Esiste oggi una sproporzione tra scienza e sapienza, possiamo contare su mezzi tecnici sempre più raffinati ma non sappiamo più dove andare. Il Vangelo ci avverte: senza Dio l’uomo vive nella stupidità perché non può acquisire piena coscienza di quel che accade, dentro di lui e attorno a lui. Come un analfabeta che sfoglia le pagine di un libro senza poter comprendere quello che c’è scritto. Vivere senza Dio, vivere come se Dio non ci fosse, è già peccato ed è la radice del male. Se non è Dio la luce che rischiara il futuro, l’uomo vive ripiegato su se stesso, non cerca altro che il suo benessere.

Tenetevi pronti” (24,44): l’Avvento insegna a intrecciare passato, presente e futuro. Ma tutto si compie in quest’oggi “che svanisce e fugge”, come scrive Teresa di Lisieux. L’attesa del giorno ultimo si traduce nell’accoglienza quotidiana di Colui che ha scelto di abitare ogni giorno del nostro faticoso andare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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