28 Novembre 2016

28 Novembre 2016

Viene per restare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 8,5-11)
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Il commento

Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione” (8, 5). Le parole iniziali descrivono un duplice movimento con lo stesso verbo [érchomai]: da una parte Gesù, l’inviato di Dio, icona e compimento della storia di salvezza; e dall’altra un centurione, che rappresenta il mondo pagano di quel tempo. Due uomini e due mondi apparentemente lontani, non solo distinti ma anche infinitamente distanti, anzi separati da un muro che rendeva impossibile ogni dialogo. Quel giorno avviene un incontro, premessa e annuncio di una storia che abbatte i muri e costruisce una nuova unità: “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). Tutto questo è possibile perché Dio viene in mezzo a noi e viene proprio per incontrare l’uomo. Gesù unisce Cielo e terra, porta Dio all’uomo, porta Dio nell’uomo. Il Vangelo inizia mostrando Gesù che entra in Cafarnao. Ma sottolinea anche che un uomo si avvicina a Lui. L’incontro suppone sempre un duplice movimento.

La parola avvento deriva dal latino ad-venio: non indica soltanto colui che viene ma colui che resta. Viene per restare. Se vogliamo incontrare Dio, dobbiamo imparare a coniugare il verbo venire, in primo luogo come una supplica insistente e fiduciosa: “Dio, affréttati verso di me. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Signore, non tardare” (Sal 70,6). Questa preghiera accompagna non solo la storia d’Israele ma tutto il cammino dell’umanità. Il centurione si reca da Gesù perché riconosce in Lui il profeta che può intervenire con potenza. Ogni giorno, e più volte al giorno, la liturgia delle ore ci fa ripetere queste parole: “O Dio, vieni a salvarmi”.  Sì, Lui viene sempre. Siamo noi che spesso non ci facciamo trovare. La Chiesa è il luogo ordinario in cui Dio incontra l’uomo. Quante persone cercano Dio e non lo trovano. A volte a causa della nostra cattiva testimonianza. Oggi chiediamo di essere ponti tra Cielo e terra. Con la preghiera e con la vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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