16 Dicembre 2016

16 Dicembre 2016

Tutto lo spazio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,33-36)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».

Il commento

Egli era la lampada che arde e risplende” (5,35). Anche oggi la pagina evangelica parla di Giovanni ma l’avvento volge ormai al termine e la figura del Salvatore si staglia sempre più chiaramente all’orizzonte. Giovanni “ha dato testimonianza alla verità” (5,33), il suo ministero profetico è interamente orientato ad annunciare Colui che viene. Non è lui la luce, è solo una lampada che risplende per un po’ di tempo e prepara il popolo ad accogliere Colui che viene per illuminare i passi dell’umanità (Gv 8,12). Dopo aver compiuto la sua missione, il Battista può scomparire. Non è lui che deve occupare la scena, non è sua la voce che deve risuonare lungo i secoli. Un altro sta per venire, anzi è già venuto. Nelle parole che Gesù rivolge ai Giudei c’è un’ulteriore presa di distanza, egli riconosce la testimonianza offerta da Giovanni ma annuncia di avere un’altra e ben più grande testimonianza, quella delle opere che egli compie in nome e con l’autorità del Padre celeste (5,36). Qualcuno potrebbe leggere in queste parole una scarsa riconoscenza nei confronti di un uomo che ha pagato con la vita la sua fedeltà, detto in modo più ruvido: Giovanni ha fatto quello che doveva fare, ora non c’è più bisogno di lui. Ma è proprio questo l’annuncio della fede. Il primo ad essere contento è proprio lui, il figlio di Zaccaria: “Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3, 29-30).

Nella bimillenaria storia della Chiesa è innumerevole la schiera degli uomini e delle donne che hanno testimoniato la loro fede in Gesù. Tutti sono passati, lasciando una traccia, ma Cristo rimane e la sua Parola ancora risplende. E sarà così fino alla fine. Celebrare il Natale significa dare a Gesù tutto lo spazio, riconoscerlo e accoglierlo come Colui che salva, l’unico che ha parole di vita eterna e può dare la vita in abbondanza. Accogliamo, come rivolto a noi, l’invito che Teresa di Lisieux rivolge alla sorella Celina: “Ora devi essere tutta di Gesù; più che mai Lui è tutto per te, ha già messo al tuo dito l’anello misterioso del fidanzamento. Vuol essere l’unico signore della tua anima” (LT 53, 17 giugno 1888).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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