26 Dicembre 2016

26 Dicembre 2016

Niente applausi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,17-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Il commento

Guardatevi [proséchetedagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe” (10,17). Stefano è il primo martire della fede, la sua è una testimonianza luminosa di quel coraggio che scaturisce dalla fede. Questa festa liturgica sembra più adatta al tempo pasquale e poco consona al Natale in cui tutto è soffuso di tenerezza. Betlemme è l’annuncio di una vita che nasce, la vicenda di Stefano è la triste icona di quella violenza che accompagna la storia e talvolta si tinge di motivazioni religiose. Questi due capitoli, apparentemente lontani, appartengono alla stessa esperienza di fede. La memoria del martirio invita a celebrare la nascita di Gesù sullo sfondo della Pasqua. Gesù è venuto per dare all’uomo una vita nuova e lo fa donando la sua vita. Chi sceglie di stare con Lui non deve farsi illusioni. Il Vangelo inizia con un ammonimento: “Guardatevi dagli uomini”. Il verbo prosécho significa dare ascolto, qui dobbiamo intenderlo nel senso di: stare attenti. Gesù invita i discepoli ad essere vigilanti e ricorda loro che incontreranno non poche ostilità. Non dobbiamo cercare né andare incontro al martirio, anzi per quello che dipende da noi dobbiamo sottrarci alle persecuzioni. Non dobbiamo vivere nella paura ma acquisire quella coscienza critica che permette di riconoscere il male. Con sano realismo il Vangelo ricorda che verrà il momento in cui saremo chiamati a testimoniare la fede dinanzi ai tribunali. Ce ne sono tanti, anche oggi. “Per causa mia” (10,18), dice Gesù. È proprio la fedeltà al Vangelo la causa prima delle ostilità. Non saremo perseguitati per le colpe che abbiamo commesso ma proprio per il fatto di essere discepoli. È Gesù che viene rifiutato e chi sceglie di stare con Lui non può pensare di avere una via più agevole. Non cerchiamo applausi e neppure il consenso di tutti. Ricordiamo questa parola: “Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Lc 6,26). Chiediamo la grazia della fedeltà a partire dalle piccole cose, quelle che nessuno vede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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